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prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Università di Pisa Corso di laurea in Informatica umanistica Mirko Tavoni Corso di Linguistica italiana 2005-2006 Modulo A: Grammatica italiana Materiali didattici Questi materiali didattici sono coperti da copyright. Vengono messi liberamente a disposizione esclusivamente degli studenti iscritti al corso di Linguistica italiana 2005-2006 del prof. Mirko Tavoni È vietata la riproduzione in qualunque forma e ogni altro uso che non sia lo studio nell’ambito del corso suddetto. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Che cosa sono i verbi? I verbi esprimono le azioni, nel senso più ampio: cioè tutto ciò che qualcuno o qualcosa fa o è, tutto ciò che accade, tutto ciò che rappresenta un modo di essere, uno stato di cose,

o una trasformazione. Il verbo è il perno intorno a cui ruotano gli altri elementi della frase, il centro dell’informazione che si vuole comunicare con quella frase. I verbi sono per questo la parte più importante della frase, le ‘parole’ per eccellenza: infatti in latino VERBUM significa tanto ‘parola’ in generale quanto ‘verbo’ come categoria grammaticale. Tutte le parole in grassetto in questo brano sono verbi: 1. Roma doveva la propria grandezza a una superiore capacità di conquista militare. Nel 167 aC le armate romane conquistarono la Macedonia, annettendosene il territorio e appropriandosi delle immense ricchezze dei suoi re. Il tesoro reale era così ingente da permettere al governo romano di eliminare la tassazione dei cittadini. Poco dopo, Roma si sarebbe annessa il regno di Pergamo e, nel volgere di brevissimo tempo, il bottino avrebbe raddoppiato il patrimonio dello Stato. 1. Il significato dei verbi Le informazioni contenute nel verbo si dividono in

due grandi categorie: • informazioni proprie del verbo stesso (dovere, conquistare, annettere, appropriarsi, essere, permettere, ecc.) Si tratta del significato intrinseco di ciascun verbo, ciò che esso significa indipendentemente dalle singole forme verbali in cui viene coniugato. • informazioni trasmesse dalle forme diverse che i verbi assumono quando vengono coniugati (dov-eva, conquist-arono, elimin-are, sar-ebbe ecc.) Si tratta delle informazioni sul modo, il tempo, la persona e l’aspetto espresse attraverso le desinenze della coniugazione verbale. Confronta l’inglese Come il sistema dei nomi, anche il sistema dei verbi di ogni lingua esprime una certa cultura. Le “azioni” che possono accadere, o essere pensate, nel mondo sono infinitamente varie. Ogni lingua ha un proprio sistema di rappresentarsi tutte queste infinite “azioni” possibili, un sistema che è in parte uguale a quello delle altre lingue, in parte proprio e particolare. Pes in italiano esiste il

verbo augurare, per cui si dice Ti auguro buon Natale, Ti auguro un piacevole soggiorno. In inglese, per esprimere la stessa idea, si usa il verbo to wish, cioè il verbo che, nella maggior parte dei casi, corrisponde all’italiano desiderare: si dice quindi I wish you a merry Christmas, I wish you a pleasant stay. In italiano si dice Io suono la chitarra, tu suoni il piano, mentre in inglese si usa il verbo corrispondente all’italiano giocare: si dice quindi I play the guitar, you play the piano. E così via Per questo si usano le espressioni “pensare in italiano”, “pensare in inglese”, e si dice che si conosce in modo soddisfacente una lingua straniera solo quando si è diventati capaci di “pensare” in quella lingua: cioè quando si è diventati capaci di tradurre direttamente i propri pensieri nei modi di esprimersi della lingua straniera, senza passare attraverso quelli della propria. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali

didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata 2. La forma dei verbi: tema, desinenza, radice Le forme verbali si compongono di tre elementi: • la radice. È il nucleo lessicale del verbo: cant- per cantare, corr- per correre, dorm- per dormire, ecc La radice è normalmente unica per un verbo, ed è comune al verbo e ad altre parole (nomi, aggettivi) della stessa famiglia lessicale (verbo cantare, sostantivi canto, canzone, cantore, ecc.) Ma esistono verbi che alternano radici diverse, come andare: una parte della coniugazione si fonda sulla radice and- (and-are, and-rò, and-rei, ecc.), una parte sulla radice v(ad)- (v-anno, vad-o). • il tema. A volte la radice del verbo si differenzia in più temi, usati in settori diversi della coniugazione: la radice corr- di correre si differenzia nel tema corr- usato per i presenti, gli imperfetti e i futuri (corro, corra, correrei, correvo, corressi, correre, correndo, correrò) e nel tema cors- usato per

il passato remoto e il participio passato: corsi, corso. • la desinenza: la parte finale della forma, che ne specifica il modo, il tempo e la persona. La desinenza a volte consiste in una sola vocale che esprime insieme modo, tempo e persona (cant-o, cant-i, canta, cant-ò, ecc.), a volte in un morfema che esprime nella prima parte il modo e il tempo, nella seconda la persona (cant-av-ate, cant-er-ai). Ognuna delle tre coniugazioni (3.3) è caratterizzata da una vocale tematica – rispettivamente a, e, i – con la quale iniziano, o nella quale si identificano, molte desinenze della flessione del verbo. 2. Il significato dei verbi 1. Il significato intrinseco: i “tipi di azione” Tutte le azioni espresse dai verbi si lasciano classificare in pochi tipi fondamentali, non più di una decina. Tale classificazione illumina sulla logica che governa l’uso dei verbi e sul modo in cui la nostra mente si rappresenta le azioni. Verbi “durativi” e “non-durativi” a. Alcuni

verbi esprimono azioni che si prolungano nel tempo, come volare, oziare, studiare, crescere, sentire, annoiarsi, preoccuparsi, camminare, correre, arrampicarsi, mangiare, pulire, credere. Altri, invece, esprimono azioni che si svolgono rapidamente, e delle quali non è possibile distinguere il punto iniziale da quello finale, come spaventarsi, addormentarsi, nascere, svegliarsi, stupirsi, incontrare, prestare, restituire, arrivare, partire, tornare, esplodere, morire. Naturalmente anche gli eventi più istantanei, come esplodere, richiedono un tempo, sia pure minimo, per verificarsi, ma noi li percepiamo come istantanei. Quindi nel mondo fisico anche questi eventi hanno una certa durata, ma nella nostra mente, e quindi nella lingua, non ce l’hanno. I verbi durativi (come camminare, volare, oziare, studiare) esprimono azioni che durano nel tempo. I verbi non-durativi (come nascere, incontrare, spaventarsi) esprimono azioni istantanee. I verbi durativi e quelli non-durativi si

comportano in modi diversi rispetto a espressioni di tempo introdotte da per e finché: 1. 2. 3. 4. La rondine volò per ore. Il cavallo corse finché ebbe fiato. * La postina arrivò per dieci minuti. *Giorgio si svegliò finché la sveglia non smise di suonare. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Infatti per e finché implicano che un’azione si svolga lungo un certo arco di tempo (per ore, per tutto il tempo che ebbe fiato, ecc.), quindi possono accompagnarsi solo con verbi durativi, come volare e correre, e non con verbi non-durativi, come arrivare, svegliarsi o incontrare, che esprimono azioni istantanee. Verbi non-durativi: i “puntuali” e i “trasformativi” (“reversibili” e “irreversibili”) b. Fra i verbi non durativi si distinguono i verbi puntuali, e i verbi trasformativi. I trasformativi, a loro volta, possono essere reversibili o

irreversibili. I verbi puntuali (come incontrare, stupirsi) esprimono un’azione istantanea che non modifica lo stato del soggetto. I verbi trasformativi esprimono un’azione istantanea che modifica lo stato del soggetto. Sono reversibili se esprimono una trasformazione da cui è possibile tornare allo stato precedente (partire, ritornare), irreversibili nel caso contrario (nascere, morire, scoprire). In realtà non tutti i verbi non-durativi sono incompatibili con espressioni di tempo prolungato. Davvero incompatibili sono i puntuali e i trasformativi irreversibili: 5. 6. 7. *Davanti a quella vista inattesa, mi stupii per un quarto d’ora. *Il presidente incontrò il generale finché non fece buio. *In posizione podalica, il bambino nacque per un’ora e mezzo. I trasformativi reversibili, invece, si possono combinare con espressioni di tempo prolungato: 8. L’allenatore partì per due giorni. In questo caso, l’espressione di tempo introdotta da per non si riferisce

all’azione di partire, che è un’azione immediata e come tale non ha svolgimento, ma al perdurare dello stato in cui viene a trovarsi il soggetto dopo la partenza (e prima del ritorno). Verbi durativi: gli “stativi” (“permanenti” e “non-permanenti”) c. I verbi durativi che indicano qualità o stati del soggetto sono detti stativi. Essere bello, vecchio, alta, magra, antipatico, ecc., oppure essere operaio, imbianchino, commessa, avvocato, oppure essere signora, padrona, ecc., o ancora aver fame, sete, assomigliare, possedere, conoscere, sono tutte espressioni verbali che non designano delle “azioni” in senso stretto, cioè delle azioni dinamiche, ma delle condizioni di esistenza, degli stati del soggetto. Questi verbi sono caratterizzati dall’assenza di dinamicità. I verbi stativi descrivono qualità e stati su cui il soggetto non ha alcuna capacità di controllo: non siamo noi a poter decidere di avere fame o sete, di esistere, o di discendere da una famiglia

piuttosto che da un’altra; è in nostro potere invece scegliere o no di camminare, di studiare, di correre, di arrampicarci. I verbi stativi (come esistere, discendere, essere giovane, assomigliare) esprimono uno stato, una condizione, una qualità del soggetto, su cui egli non ha nessuna capacità di controllo. Queste due caratteristiche spiegano alcune particolarità di comportamento dei verbi stativi rispetto agli altri verbi durativi. Confrontiamo: 9. Paola sta studiando in cantina. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata 10. Marina si sta arrampicando sull’albero 11. *Paola sta conoscendo Roberto. 12. *Marina sta possedendo una vasta cultura. 13. 14. 15. 16. Studia! Arràmpicati sull’albero! *Conosci Roberto! * Possiedi una vasta cultura! Come si vede, a differenza di verbi come studiare e di arrampicarsi, gli stativi conoscere e possedere non ammettono né la

forma progressiva (stare + gerundio), né l’uso dell’imperativo. La prima restrizione è dovuta al fatto che si può rappresentare nel suo svolgimento (con la forma progressiva) solo un’azione dinamica, non una condizione statica. La seconda restrizione dipende dall’incompatibilità tra il significato di conoscere e possedere e la funzione dell’imperativo. Ordinare a qualcuno Corri! o Cammina! ha senso perché questo qualcuno normalmente può decidere di correre e di camminare. Conoscere e possedere descrivono invece degli stati, e questi non sono direttamente sotto il nostro controllo. Infatti, di queste due frasi: 17. Sii buono! 18. *Sii bello! la prima è possibile, la seconda no, appunto perché essere buoni o no dipende in gran parte da noi, essere belli molto meno. Esistono anche verbi che hanno soltanto una delle due caratteristiche indicate (svolgimento dinamico e volontarietà). Per esempio il verbo rimanere, che esprime un’azione controllabile dal soggetto ma

priva di svolgimento dinamico, ammette l’uso dell’imperativo ma non la forma progressiva: 19. Rimani con noi! 20. *Sto rimanendo con voi. Vedere, invece, non ha volontarietà, ma ha un suo svolgimento. È al di fuori del nostro controllo, a differenza di guardare, perché non siamo noi a voler vedere ciò che ci circonda, è piuttosto la nostra facoltà della vista che si attiva spontaneamente dietro lo stimolo di elementi esterni. Si spiega quindi perché è normale la prima ma non la seconda di queste due frasi: 21. Sto vedendo un bel film 22. *Vedilo! Fra gli stativi si distinguono: • i permanenti, come esistere e discendere-provenire: indicano uno stato che dura per tutto il tempo in cui esiste il soggetto, uno stato che non gli può essere tolto, se non togliendogli l’esistenza, e che non può interrompersi, o avviarsi da un certo momento in poi; • i non-permanenti, come possedere, assomigliare, conoscere, essere vecchio: indicano invece uno stato temporaneo del

soggetto. Gli stativi permanenti non si combinano con espressioni indicanti tempo e con l’uso di tempi verbali come il passato remoto, il passato prossimo e il futuro (4.1c ed e) È infatti contraddittorio presentare uno stato permanente del soggetto come compiuto in un certo tempo della sua esistenza. Perciò gli ess 23-25 (stativi permanenti) non funzionano, gli ess. 26-29 (stativi non permanenti) invece vanno bene: 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. d. *Vittorio Emanuele è disceso per anni dalla famiglia Savoia. *Fra due giorni Vittorio Emanuele discenderà dalla famiglia Savoia. * Vittorio Emanuele è sempre disceso dalla famiglia Savoia. Emanuele ha posseduto per anni una vecchia enciclopedia. Fra due giorni Emanuele possiederà una vecchia enciclopedia. Emanuele possiede da sempre una vecchia enciclopedia. Emanuele ha sempre assomigliato a Vittorio. Verbi durativi: i “continuativi” prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati

agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata I verbi durativi che non appartengono alla categoria degli stativi si chiamano continuativi, come camminare, arrampicarsi, studiare, mangiare, correre, ecc. Questi verbi significano azioni vere e proprie, non stati o condizioni. I verbi continuativi (come camminare, andare, bere, studiare, cantare) esprimono azioni durative dinamiche. I verbi continuativi implicano un concetto di durata diverso rispetto a quello degli stativi: quella degli stativi è una durata ininterrotta, quella dei continuativi è una durata che ammette degli intervalli. Confrontiamo: 30. 31. 32. 33. Paola ha studiato tutto il giorno. Martina ha avuto fame tutto il giorno. Per tutta l’adolescenza Paola ha giocato a tennis. Fino all’età di dieci anni Martina ha assomigliato in modo impressionante alla sua mamma. Nessuno riuscirebbe a studiare (verbo continuativo) tutto il giorno senza alzarsi dal tavolo e distrarsi per qualche momento (30); e Paola

avrà fatto anche qualcos’altro, nel corso della sua adolescenza, oltre a giocare a tennis (verbo continuativo) (32). Invece Martina non avrà sospeso di aver fame (verbo stativo) alle due per riprendere alle due e un quarto dopo aver sbrigato una faccenda urgente (31); e, fino all’età di dieci anni, non avrà smesso di assomigliare alla sua mamma (verbo stativo) mentre era impegnata a fare qualcos’altro (33). Le azioni dinamiche, infatti, costituiscono delle attività, che per loro natura di solito si alternano ad altre attività, senza che questo impedisca di percepirle come protratte per un certo tempo. Gli stati, invece, continuano a durare ininterrottamente, “sullo sfondo” delle varie attività svolte dal soggetto. e. Verbi durativi: i “risultativi” Verbi durativi come lavare, disegnare, cantare, ecc., che in mancanza di un complemento oggetto (confronta sopra § d) ppartengono alla categoria dei continuativi, se accompagnati da un complemento oggetto risultano

invece finalizzati a un risultato. Mangiare un piatto di pasta, lavare una camicia o cantare una canzone, infatti, implicano che alla fine dell’azione si sia raggiunto un risultato: rispettivamente quello di aver mangiato un piatto di pasta, aver lavato una camicia, aver cantato una canzone. Questi verbi dunque – quando hanno il complemento oggetto - sono risultativi I verbi risultativi (come fare, disegnare, cantare seguiti da complemento oggetto) esprimono azioni che raggiungono un certo risultato, ovvero che hanno una conclusione. Negli esempi che seguono lavare, disegnare, cantare sono usati prima come continuativi (34-36), poi come risultativi (37-39): 34. I marinai hanno lavato per tutto il pomeriggio 35. Veronica ha disegnato tutto il giorno 36. Gennaro ha cantato per un bel po’ 37. I marinai hanno lavato le cisterne della petroliera 38. Veronica ha disegnato la pianta della città 39. Gennaro ha cantato una canzone napoletana f. I verbi “telici” I telici

comprendono due categorie di verbi che già conosciamo: i risultativi, appartenenti alla categoria dei durativi (sopra, § e), e i trasformativi, appartenenti alla categoria dei non-durativi prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata (sopra, § b). La parola telico deriva dal greco tèlos, che significa ‘fine’. Infatti questi verbi esprimono azioni che si concludono o raggiungendo un fine (nel caso dei risultativi), o concludendo uno stato precedente per dare inizio a uno stato nuovo (nel caso dei trasformativi). Nel caso dei risultativi, fine ha dunque il significato di ‘scopo’, mentre nei trasformativi sarà da intendere piuttosto come ‘punto finale’ della trasformazione. I verbi telici sono tutti quelli la cui azione arriva a una determinata conclusione. Sono telici sia i trasformativi (come partire, morire) sia i risultativi (come fare, disegnare, cantare

seguiti da complemento oggetto). I verbi telici sono gli unici ad ammettere l’espressione “in x tempo”: è questa una loro caratteristica esclusiva. Per quanti riguarda i risultativi, riprendiamo gli ess. 37-39 aggiungendoci un’espressione del tipo “in x tempo”: 40. I marinai hanno lavato le cisterne della petroliera in due ore 41. Veronica ha disegnato la pianta della città in mezz’ora 42. Gennaro ha cantato una canzone napoletana in due minuti Gli stessi verbi, quando non hanno complemento oggetto, e dunque non sono risultativi ma continuativi, non ammettono invece un’espressione del tipo “in x tempo”. Infatti non è possibile aggiungere un’espressione di questo tipo agli ess. 34-36: 43. *I marinai hanno lavato in due ore. 44. * Veronica ha disegnato in mezz’ora. 45. * Gennaro ha cantato in due minuti. Ciò è ben comprensibile nel caso dei risultativi: la realizzazione di qualcosa, il raggiungimento di un risultato, avviene necessariamente all’interno di

un arco di tempo determinato. Quindi, per tutte le azioni che arrivano a una conclusione ha senso dire in quanto tempo sono state fatte. Invece camminare, ridere, piangere, o anche cantare, lavare, disegnare quando non hanno complemento oggetto, sono azioni durative che non arrivano a una conclusione, per cui ha senso dire per quanto tempo sono state fatte (ess. 30 e 32), ma non in quanto tempo Anche i trasformativi, come partire, tornare, morire, scoprire, ammettono espressioni del tipo “in x tempo”: 46. 47. 48. 49. In mezz’ora, il messaggero era già ripartito. Il professore tornò nell’aula in men che non si dica. In due ore il ferito morì. Il concorrente scoprì la soluzione del rebus in pochi minuti. Nel caso dei verbi trasformativi – che sono non-durativi - queste espressioni di tempo si riferiscono in realtà alla fase preparatoria dell’azione, non all’azione stessa, che in sé è istantanea. La frase 46 significa che passò solo mezz’ora fra il momento in cui

il messaggero arrivò e il momento in cui ripartì. La 47 significa che il professore stette fuori dall’aula ben poco. La 48 significa che il ferito compì la sua agonia in due ore E la 49 significa che bastarono pochi minuti di riflessione per permettere al concorrente di scoprire quello che voleva scoprire. Dunque, nel caso dei verbi risultativi, come lavare, disegnare, cantare + complemento oggetto, un’espressione del tipo “in x tempo” indica in quanto tempo si è conclusa l’azione espressa dal verbo; nel caso di verbi trasformativi, come partire, tornare, morire, scoprire, indica in quanto tempo si è conclusa la fase che precede e prepara l’azione. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata g. Classificazione dei “tipi di azione” I “tipi di azione” dei verbi si possono raccogliere e visualizzare in questa classificazione: 2. Il significato trasmesso

dalle diverse forme del verbo: persona, numero, modo, tempo, aspetto a. La persona La persona (in latino PERSONA significava la maschera che gli attori di teatro si mettevano sul volto) è la categoria grammaticale che identifica quale ruolo un “attore” gioca nella comunicazione: la I persona (io, noi) è il ruolo di chi emette il messaggio, la II (tu, noi) è il ruolo di colui al quale è destinato il messaggio, la III (lui, lei, ciò, loro, essi) è il ruolo di colui o ciò di cui si parla. Tutti i modi finiti dei verbi (cfr. § ) dicono, attraverso la desinenza, se il soggetto che fa l’azione è di I o di II o di III persona. Per esempio: I pers. sing II pers. sing III pers. sing I pers. plur II pers. plur III pers. lur io tu lui noi voi loro trov trov trov trov trov trov o i a iamo ate ano prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata L’informazione persona è

espressa tanto dal pronome personale quanto dalla desinenza della forma verbale, che sono sempre accordate l’una all’altro. E, poiché il pronome può mancare (Ti trovo bene, Ci troviamo al cinema, ecc.), la persona è perfettamente espressa anche solo dalla desinenza del verbo. La I e la II persona (in quanto emittente e destinatario del messaggio) sono sempre umane, o trattate come umane (possono essere anche animali o oggetti parlanti), mentre la III (non essendo veramente una “persona” che partecipa all’atto di comunicazione) può benissimo essere inanimata. Infatti anche le azioni impersonali, come piove vengono espresse alla III persona (che è in realtà una “non-persona”). Le prime due persone sono deittiche, perché il loro valore non è determinato da un elemento presente nel discorso, ma da un elemento esterno al discorso e presente nella situazione comunicativa: io è chi parla o scrive, tu è chi ascolta o legge il messaggio. Invece chi sia la persona o la

cosa di cui si parla, a volte lo si desume da un elemento interno al discorso, a volte da un elemento presente nella situazione comunicativa. Il tratto persona è condiviso dai pronomi personali, dai possessivi e dai verbi. È un elemento di accordo costante fra soggetti e predicati, cioè è un elemento fondamentale della coesione della frase e del testo (cfr. § 81a) b. Il numero Tutti i modi finiti dei verbi dicono, attraverso la desinenza, se il soggetto che fa l’azione è singolare o plurale (cfr. lo specchietto sopra al § a), e anche un modo indefinito come il participio – sia presente che passato - ha il numero: sing. amante / plur amanti, sing amato, -a / plur amati, e Il tratto numero, d’altra parte, è condiviso da tutte le parti del discorso che fanno parte del “gruppo del nome”: i nomi stessi, gli articoli e gli aggettivi che ad essi si accompagnano, e tutti i pronomi che possono sostituirli, hanno tutti il numero, possono tutti, generalmente, essere singolari

o plurali. Il numero, dunque, è un elemento costante di accordo fra soggetti e predicati; e quindi è un elemento fondamentale della coesione della frase e del testo (cfr. § 81a) c. Il modo I significati propri del modo indicativo, del modo congiuntivo, del modo condizionale, ecc., saranno trattati in 4. d. Il tempo Svolgiamo qui alcune osservazioni generali sulla temporalità nella lingua: cioè su come si esprime, con mezzi linguistici, la collocazione delle azioni nel tempo. I valori temporali dei singoli tempi verbali saranno trattati in 4. Anzitutto, tutte le azioni espresse da un verbo vengono collocate nel tempo in riferimento al momento dellenunciazione: un’azione è presente se avviene nel momento in cui viene enunciata (questa contemporaneità può essere più o meno puntuale), è passata se è avvenuta prima di essere enunciata, è futura se avverrà dopo essere stata enunciata. In ciò si vede la natura profondamente deittica di tutto il sistema dei tempi verbali,

che è ancorato al momento dellenunciazione, ha in esso il suo punto di riferimento fondamentale. E questo momento, ovviamente, sta fuori dal discorso: è il momento nel quale avviene il discorso. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Le stesse ragioni che mostrano la natura deittica dei dimostrativi questo e quello (15.4cii) e degli avverbi qui e ora (17.1b) si applicano ugualmente al sistema dei tempi verbali, perché esso è ancorato all’adesso, a quel momento che chi parla può chiamare questo momento. Ma i tempi verbali sono capaci anche di esprimere la posizione temporale relativa di un’azione rispetto ad altre azioni espresse nel messaggio: segnalare se un’azione si è svolta o si svolgerà prima o dopo o contemporaneamente a un’altra azione. In questo caso i riferimenti temporali non sono deittici (cioè riferiti a quel momento esterno al messaggio che è

il momento dell’enunciazione), ma anaforici, cioè riferiti al tempo di un’altra azione espressa prima nel messaggio, o cataforici, cioè riferiti al tempo di un’altra azione espressa dopo nel messaggio. Per esempio: 50. Pochi giorni prima che partisse per l’America, la madre gli aveva fatto promettere che, non appena si fosse sistemato, si sarebbe occupato della sorella, e avrebbe continuato a occuparsene fino a che non fossero rientrati insieme in Sicilia. Qui aveva fatto promettere (azione della principale) e partisse (azione della subordinata) sono entrambe azioni passate (cioè anteriori, deitticamente, al momento dell’enunciazione); e tutte le altre azioni sono future (cioè posteriori, deitticamente, al momento dell’enunciazione). In più, aveva fatto promettere è posta come anteriore nel passato (anaforicamente) rispetto a partisse; si fosse sistemato è posta come anteriore nel futuro (cataforicamente) rispetto a si sarebbe occupato, e avrebbe continuato a

occuparsene come anteriore nel futuro (cataforicamente) rispetto a fossero rientrati. Come si vede, la lingua ha a disposizione diversi mezzi per segnalare la “posizione relativa” delle azioni nel tempo, e cioè: • • il tempo verbale: il trapassato prossimo aveva fatto indica di per sé anteriorità rispetto a un’altra azione nel passato (come il futuro anteriore indica anteriorità rispetto a un’altra azione nel futuro); congiunzioni come prima che, non appena, fino a che (e avverbi come prima, dopo, ecc.) e. L’aspetto L’aspetto (dal verbo latino AD-SPÌCIERE ‘guardare a’) è ‘lo sguardo’ con cui viene ‘vista’ un’azione: • un’azione può essere ‘guardata’ nella sua globalità, come un processo che viene ‘visto’ per intero, dal di fuori (sia che sia già accaduto sia che debba ancora accadere); • oppure può essere ‘guardata’ dentro il suo svolgimento, senza focalizzarne il punto finale. Un verbo ha aspetto perfettivo quando

l’azione viene vista come compiuta (la sua conclusione viene focalizzata); ha aspetto imperfettivo quando l’azione viene presentata nel suo svolgersi (la sua conclusione non viene focalizzata). 51. Mario sentì i freni che stridevano mentre l’auto sbandava in curva pochi metri dietro di lui Saltò fuori dalla carreggiata, appena in tempo per evitare l’auto, che si arrestò contro il guard-rail. Stridevano e sbandava sono verbi imperfettivi (azioni viste nel loro svolgimento, senza focalizzare il momento in cui cessano), saltò e si arrestò sono verbi perfettivi (azioni viste come compiute). Il tempo che esprime tipicamente l’aspetto imperfettivo è l’imperfetto, che per l’appunto si chiama così. Ma possono avere valore imperfettivo anche altri tempi verbali prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Una varietà dell’aspetto imperfettivo è costituita

dall’aspetto progressivo: una singola azione viene colta nel suo svolgersi. L’aspetto progressivo è facilmente riconoscibile perché il verbo può essere sostituito dalla perifrasi progressiva stare + gerundio (cfr. 6c) L’aspetto progressivo, poiché il punto finale del processo non viene focalizzato, è incompatibile con: • espressioni di tempo che configurano intervalli di tempo chiusi, con un inizio e una fine (del tipo per x tempo); • espressioni di tempo che configurano il punto finale del processo (del tipo in x tempo). Per lo stesso motivo, c’è invece compatibilità con: • riferimenti temporali puntuali, come in quel preciso istante, alle quattro del pomeriggio, ecc., che focalizzano il punto di svolgimento in cui l’azione viene colta; • espressioni del tipo da x tempo, che misurano il tempo intercorso tra l’inizio dell’azione e il punto di svolgimento in cui essa viene focalizzata: 52. * Maria camminava / stava camminando per due ore / in due ore. 53. In

quel preciso istante, Maria camminava / stava camminando da due ore Un’altra varietà dell’aspetto imperfettivo è l’aspetto abituale o iterativo: lo stesso evento si è compiuto più volte all’interno di un certo arco di tempo, ed è invece il punto finale dell’intero processo a restare indeterminato, così come, di conseguenza, il numero delle volte in cui l’evento si è ripetuto. L’aspetto abituale è facilmente riconoscibile perché il verbo (solitamente un imperfetto) può essere sostituito dalla perifrasi essere solito + infinito. L’aspetto abituale si può combinare con espressioni del tipo per x tempo e in x tempo se queste si riferiscono ai singoli eventi che si sono ripetuti (ognuno dei quali, in sé stesso, è compiuto); le stesse espressioni invece sono incompatibili se vengono riferite all’intero processo: 54. 55. 56. 57. Ogni giorno Martina giocava a tennis per due ore. Al pomeriggio Debora faceva i compiti in due ore. * Martina giocava a tennis per

tutta l’estate. *Debora faceva i compiti in tutto l’anno scolastico. Aspetto abituale e aspetto progressivo non sono compatibili. Infatti, se una frase contiene la perifrasi progressiva, non può accogliere avverbi come abitualmente, spesso, diverse volte al giorno, ecc.: 58. *Giulio stava giocando abitualmente. Un verbo di aspetto imperfettivo è progressivo quando una singola azione viene colta nel suo svolgersi, senza focalizzarne il compimento; è abituale o iterativo quando un’azione si è ripetuta più volte all’interno di un certo arco di tempo e l’intero processo viene colto nel suo svolgersi, senza focalizzarne il compimento. A differenza dell’aspetto imperfettivo, quello perfettivo visualizza l’azione nella sua globalità (tanto nel passato quanto nel futuro), incluso il momento finale. Se due azioni di aspetto imperfettivo vengono accostate, esse vengono intese come simultanee. Se vengono accostate due azioni di aspetto perfettivo, invece, esse vengono intese

come l’una successiva all’altra: 59. Giulio guardava Martina e pensava tristemente che non l’avrebbe più rivista 60. Giulio guardò Martina e pensò che non l’avrebbe più rivista L’aspetto perfettivo, dato che coglie l’azione nella sua interezza focalizzandone il punto terminale, è compatibile con le espressioni del tipo per x tempo e in x tempo. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Si combina anche con le espressioni del tipo da x tempo, ma con un valore diverso. Nel caso di aspetto imperfettivo, infatti, da x tempo indica l’intervallo di tempo compreso fra l’inizio dell’azione e un certo momento di riferimento (es. 61) Nel caso di aspetto perfettivo, invece, da x tempo indica l’intervallo di tempo compreso fra la fine dell’azione e un certo momento di riferimento (es. 62) 61. In quel preciso istante, Maria camminava / stava camminando da due ore

62. Allo scoccare delle otto, Giulio era arrivato / sarà arrivato a casa di Martina da pochi minuti. Le espressioni da x tempo non si possono combinare con i tempi semplici, come il passato remoto o il futuro semplice, che non prevedono un momento di riferimento nel loro meccanismo di costruzione: 63. *Allo scoccare delle otto, Giulio arrivò a casa di Martina da pochi minuti. Il tipo di azione e l’aspetto hanno a che fare con lo stesso tipo di fenomeni, che nel primo caso sono “scritti” nel significato intrinseco dei singoli verbi, nel secondo caso sono “scritti” nel significato dei vari tempi verbali. Fra il tipo di azione e l’aspetto, dunque, ci sono forti interferenze. Verbi che appartengono a un certo tipo di azione entrano in conflitto con tempi verbali o costruzioni che esprimono un aspetto incompatibile con quel tipo di azione. Per esempio, gli stativi permanenti (come esistere, provenire, essere alto) sono incompatibili sia con l’aspetto progressivo che con

quello abituale: 64. *Sto provenendo da una famiglia tedesca. 65. *Era alto tutte le mattine. Non sono compatibili con l’aspetto abituale perché esprimono processi che, essendo permanenti, non possono concludersi e ripetersi. E non sono compatibili con l’aspetto progressivo perché esprimono processi che non possono modificarsi nel corso del tempo, in particolare dopo l’istante in cui l’azione viene focalizzata. Invece gli stativi non-permanenti (come assomigliare, aver fame, avere tempo), sono compatibili sia con l’aspetto progressivo che con quello abituale: 66. Andava assomigliando a sua madre ogni giorno di più 67. Tutte le mattine a quest’ora ho fame D’altra parte, gli stativi permanenti sono poco compatibili con l’aspetto perfettivo: non si può dire *fu alto; e fu intelligente è accettabile solo se vuol dire ‘in quella particolare occasione si rivelò intelligente’. 3. La flessione dei verbi 1. “Flettere” o “coniugare” i verbi La flessione o

coniugazione ovvero il paradigma dei verbi è l’insieme di tutte le variazioni di forma che i verbi sviluppano quando vengono appunto flessi ovvero coniugati nei vari modi, tempi, persone. Flessione deriva dal latino FLECTĔRE ‘piegare, curvare’ (cioè ‘adattare’ il verbo, per farlo diventare la particolare forma verbale richiesta dal contesto) . Coniugazione deriva dal latino CON-IUGARE, ‘legare insieme, congiungere’ (cioè congiungere la radice con la desinenza appropriata). Paradigma è una parola di origine greca, derivata dal verbo para-dèiknymi ‘mostrare accanto’, che significa ‘modello, esempio’ (cioè l’insieme ben ordinato di tutte le forme coniugate di un verbo) . prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Daremo prima i paradigmi di essere e avere (§ 2), poi quelli delle tre coniugazioni regolari (§ 3), poi un paradigma della coniugazione

passiva e uno di quella riflessiva (§ 4), poi quelli dei più importanti verbi irregolari (§ 6). Ogni paradigma viene presentato in un modulo costante che occupa una pagina ed è composto da una tabella a sé per ogni modo: i modi finiti (indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo) hanno l’intestazione azzurra, i modi indefiniti (infinito, participio, gerundio) hanno l’intestazione gialla. Ogni tabella è su due colonne: nella colonna di sinistra i tempi semplici, nella colonna di destra i corrispondenti tempi composti (cioè composti con l’ausiliare, essere o avere a seconda dei casi). Questo per evidenziare il fatto che ogni tempo composto “fa coppia” col tempo semplice che sta alla sua sinistra. Il suo ausiliare, infatti, è coniugato allo stesso tempo del tempo semplice a sinistra: p.es il passato prossimo io ho trovato, che sta accanto al presente trovo, ha l’ausiliare ho al presente. I pronomi usati nei paradigmi sono lui per la terza persona singolare e loro

per la terza persona plurale: sono questi infatti (e non egli ed essi, come è tradizionale nelle grammatiche) i pronomi non-marcati in uso nella lingua reale: cfr. 154b e 83 (tratto n° 2) 2. Gli ausiliari essere e avere Essere e avere, oltre a essere due verbi usatissimi con significato proprio, sono i verbi ausiliari che servono a formare tutti i tempi composti della diatesi attiva e tutte le forme della diatesi passiva. Il termine ausiliare deriva da AUXILIUM ‘aiuto’: verbi che ‘aiutano’ a formare la coniugazione di tutti gli altri verbi. Le particolarità d’uso degli ausiliari sono trattate in 6.a prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata ESSERE INDICATIVO passato prossimo presente presente CONGIUNTIVO passato io sono tu sei lui è noi siamo voi siete loro sono io sono stato tu sei stato lui è stato noi siamo stati voi siete stati loro sono stati che

io sia che tu sia che lui sia che noi siamo che voi siate che loro siano che io sia stato che tu sia stato che lui sia stato che noi siamo stati che voi siate stati che loro siano stati imperfetto trapassato prossimo imperfetto trapassato io ero tu eri lui era noi eravamo voi eravate loro erano io ero stato tu eri stato lui era stato noi eravamo stati voi eravate stati loro erano stati che io fossi che tu fossi che lui fosse che noi fossimo che voi foste che loro fossero che io fossi stato che tu fossi stato che lui fosse stato che noi fossimo stati che voi foste stati che loro fossero stati passato remoto trapassato remoto presente io fui tu fosti lui fu noi fummo voi foste loro furono io fui stato tu fosti stato lui fu stato noi fummo stati voi foste stati io sarei tu saresti lui sarebbe noi saremmo voi sareste loro sarebbero futuro semplice futuro anteriore presente io sarò tu sarai lui sarà noi saremo voi sarete io sarò stato tu sarai stato lui sarà stato

noi saremo stati voi sarete stati loro saranno stati -------(sii) (sia) -------(siate) (siano) loro furono stati CONDIZIONALE passato io sarei stato tu saresti stato lui sarebbe stato noi saremmo stati voi sareste stati loro sarebbero stati IMPERATIVO loro saranno presente essere INFINITO passato essere stato presente (ente) PARTICIPIO passato stato presente essendo GERUNDIO passato essendo stato prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata AVERE INDICATIVO passato prossimo presente presente CONGIUNTIVO passato io ho tu hai lui ha noi abbiamo voi avete loro hanno io ho avuto tu hai avuto lui ha avuto noi abbiamo avuto voi avete avuto loro hanno avuto che io abbia che tu abbia che lui abbia che noi abbiamo che voi abbiate che loro abbiano che io abbia avuto che tu abbia avuto che lui abbia avuto che noi abbiamo avuto che voi abbiate avuto che loro abbiano avuto

imperfetto trapassato prossimo imperfetto trapassato io avevo tu avevi lui aveva noi avevamo voi avevate loro avevano io avevo avuto tu avevi avuto lui aveva avuto noi avevamo avuto voi avevate avuto loro avevano avuto che io avessi che tu avessi che lui avesse che noi avessimo che voi aveste che loro avessero che io avessi avuto che tu avessi avuto che lui avesse avuto che noi avessimo avuto che voi aveste avuto che loro avessero avuto passato remoto trapassato remoto presente io ebbi tu avesti lui ebbe noi avemmo voi aveste loro ebbero io ebbi avuto tu avesti avuto lui ebbe avuto noi avemmo avuto voi aveste avuto io avrei tu avresti lui avrebbe noi avremmo voi avreste loro avrebbero futuro semplice futuro anteriore presente io avrò tu avrai lui avrà noi avremo voi avrete io avrò avuto tu avrai avuto lui avrà avuto noi avremo avuto voi avrete avuto loro avranno avuto -------(abbi) loro ebbero avuto CONDIZIONALE passato io avrei avuto tu avresti avuto lui

avrebbe avuto noi avremmo avuto voi avreste avuto loro avrebbero avuto IMPERATIVO loro avranno presente avere 3. INFINITO passato aver(e) avuto presente (abbia) -------(abbiate) (abbiano) PARTICIPIO passato avente avuto presente avendo GERUNDIO passato avendo avuto Le tre coniugazioni In italiano esistono tre coniugazioni verbali: • la prima coniugazione, dei verbi che all’infinito finiscono in –are e in tutta la coniugazione sono caratterizzati dalla vocale tematica a; prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata • • la seconda coniugazione, dei verbi che all’infinito finiscono in –ere (desinenza accentata come in temére o non accentata come in crédere) e in tutta la coniugazione sono caratterizzati dalla vocale tematica e; la terza coniugazione, dei verbi che all’infinito finiscono in –ire e in tutta la coniugazione sono caratterizzati dalla

vocale tematica i. Tutti i verbi della lingua italiana - regolari o irregolari - si inquadrano in una di queste tre coniugazioni. I verbi regolari seguono in tutto i tre paradigmi che diamo ai §§ a-c. I verbi irregolari si inquadrano anche loro in una delle tre coniugazioni: in parte ne seguono il paradigma regolare, in parte se ne allontanano (§ 6) a. La prima coniugazione: i verbi in –are La prima coniugazione è di gran lunga la più numerosa: grosso modo l’80% dei verbi usati in italiano appartiene alla prima coniugazione. La prima coniugazione è anche la più regolare di tutte: su tante migliaia di verbi che ha, pochissimi sono irregolari. La prima coniugazione, oltre a essere di gran lunga la più numerosa, è anche di gran lunga la più produttiva: la grande maggioranza dei verbi nuovi che la lingua produce oggi sono verbi in –are: cementificare, demitizzare, fascicolare, marginalizzare, monetizzare, ecc. ecc; e tutti i verbi presi dall’inglese, legati ai computer

e alle tecnologie in genere, condannati dai puristi: cliccare, faxare, upgradare, zoomare, ecc. La prima coniugazione è la più produttiva perché è la più numerosa: le categorie di parole più grosse, infatti, hanno la forza di attrarre a sé altre parole e formarne di nuove. Particolarità: • Per rappresentare il suono palatale  si usa sempre il digramma gn (mai gni): spegnere, bagni, cagna, gnomo, ognuno (cfr. 144bvi) Dunque i verbi in -gnare, come insegnare, bagnare, sognare, non hanno bisogno di essere scritti in modo diverso a seconda delle varie desinenze. Sorge però un piccolo problema nelle prime persone plurali dell’indicativo e del congiuntivo presente in -iamo (tipo cantiamo), e nella seconda persona plurale solo del congiuntivo in -iate (tipo cantiate, mentre l’indicativo è cantate). In questi casi sarebbe giusto scrivere sogniamo, sogniate, con la -i-, perché questa -i- fa parte della desinenza. Siccome però questa -i- non si pronuncia (viene infatti

“assorbita” nella pronuncia del suono palatale ), allora c’è anche una buona ragione per scrivere sognamo, sognate. Conclusione: si può scrivere in tutti e due i modi b. La seconda coniugazione: i verbi in –ere La seconda coniugazione ha un po’ meno del 10% dei verbi usati in italiano ed è la più irregolare di tutte: su un totale di circa 800 verbi che ha (cifra che si raggiunge andandone a contare anche molti strani e rari), una buona metà sono irregolari. Nella seconda coniugazione si sono fuse due diverse coniugazioni latine, una costituita di verbi che all’infinito finivano in -ĒRE con la E lunga, e dunque si pronunciavano con l’accento sulla penultima (TIMÉRE), e una costituita di verbi che finivano in -ĔRE con la E breve, e dunque si pronunciavano con l’accento sulla terzultima (LÈGERE). È questa la ragione per cui in questa coniugazione ci sono verbi tipo temére e verbi tipo lèggere. Particolarità: • I verbi della seconda coniugazione che

hanno il passato remoto regolare (e sono pochissimi), alla 1ª e 3ª persona singolari e alla 3ª plurale presentano normalmente le desinenze –etti, -ette, -ettero, ma quelli che terminano in – tere presentano le desinenze -ei, -è, -erono. Per esempio, escono in –etti, -ette, -ettero: assistere, cedere, credere, premere, ricevere, sedere, temere. Escono in -ei, -è, -erono: battere, potere, riflettere, ripetere • Per i verbi in -gnere, come spegnere, si pone lo stesso problemino già visto per la prima coniugazione: è necessario scrivere noi spegniamo la luce (indicativo) e voglio che spegniamo la luce, voglio che spegniate la luce (congiuntivo)? O ci si può accontentare di spegnamo, spegnate? Le prime forme sono le più corrette, prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata perché rispettano le desinenze -iamo, -iate, ma anche le seconde, poiché riflettono la

pronuncia, sono pienamente accettate. c. La terza coniugazione: i verbi in –ire La terza coniugazione ha un po’ più del 10% dei verbi usati in italiano ed è parecchio regolare: conta circa 1.000 verbi, di cui gli irregolari sono poche decine È divisa in due grandi gruppi: uno è quello di base, l’altro ha il tema ampliato con l’infisso -iscche si applica all’indicativo e congiuntivo presente e all’imperativo (partire – parto / finire – finisco). Questi ultimi sono addirittura più numerosi dei primi, e non si devono considerare irregolari, perché si coniugano tutti in modo perfettamente costante secondo questo schema (per tutti gli altri tempi sono uguali al paradigma di partire): presente indicativo io fin-ìsc-o tu fin-ìsc-i lui fin-ìsc-e noi fin-iàmo voi fin-ìte loro fin-ìsc-ono presente congiuntivo che io fin-ìsc-a che tu fin-ìsc-a che lui fin-ìsc-a che noi fin-iàmo che voi fin-iàte che loro fin-ìsc-ano imperativo -----fin-ìsc-i (fin-ìsc-a)

-----fin-ìte (fin-ìsc-ano) Ecco i principali verbi con ampliamento in -isc- (evidenziati con il grassetto i più frequenti nell’uso): abolire, agire, ammonire, annerire, appassire, appiattire, arricchire, arrossire, arrostire, arrugginire, capire, chiarire, colpire, concepire, costruire, custodire, digerire, distribuire, esaudire, esaurire, fallire, ferire, finire, fiorire, garantire, guarire, imbruttire, impallidire, impazzire, impedire, indebolire, indurire, ingelosire, inserire, intimidire, intontire, istruire, marcire, percepire, preferire, proibire, punire, rapire, reagire, restituire, riunire, sbiadire, scolorire, scolpire, smarrire, sostituire, sparire, spedire, starnutire, suggerire, svanire, tradire, trasferire, ubbidire (o obbedire). Confronta il latino I verbi incoativi Questo ampliamento del tema in -isc- ha origine in una categoria di verbi latini in –SCO, detti incoativi. Il verbo ‘cominciare’, perché all’origine questi verbi significavano ‘cominciare

a’, cioè ‘entrare in una certa condizione’. Questi verbi, cioè, significavano un processo, non uno stato; un divenire graduale, un progressivo cambiamento di condizione. Per esempio RUBÈSCERE significava ‘diventare rosso, arrossire’, mentre RUBÈRE significava ‘essere rosso’; PALLÈSCERE significava ‘diventare pallido, impallidire’, mentre RUBÈRE significava ‘essere rosso’. Nel latino parlato e nel latino tardo, poi, questo infisso -SC- si è esteso a molti altri verbi, perdendo il significato originario. I verbi italiani in -isc-, infatti, non hanno più questo significato: lo potete verificare facilmente scorrendo la lista di verbi qui sopra. Il significato di ‘cominciare a’, ‘entrare in una certa condizione’, in italiano è espresso piuttosto dai prefissi a- e in- (e rin- per dare il senso di ‘ritornare a essere ’): an-nerire, ar-ricchire, im-bruttire, in-vecchiare, im-pallidire, rin-giovanire, rin-verdire. INCHOARE significava prof. Mirko

Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Prima coniugazione: TROVARE INDICATIVO passato prossimo presente presente CONGIUNTIVO passato io trov-o tu trov-i lui trov-a noi trov-iamo voi trov-ate loro trov-ano io ho trovato tu hai trovato lui ha trovato noi abbiamo trovato voi avete trovato loro hanno trovato che io trov-i che tu trov-i che lui trov-i che noi trov-iamo che voi trov-iate che loro trov-ino che io abbia trovato che tu abbia trovato che lui abbia trovato che noi abbiamo trovato che voi abbiate trovato che loro abbiano trovato imperfetto trapassato prossimo imperfetto trapassato io trov-avo tu trov-avi lui trov-ava noi trov-avamo voi trov-avate loro trov-avano io avevo trovato tu avevi trovato lui aveva trovato noi avevamo trovato voi avevate trovato loro avevano trovato che io trov-assi che tu trov-assi che lui trov-asse che noi trov-assimo che voi trov-aste che loro

trov-assero che io avessi trovato che tu avessi trovato che lui avesse trovato che noi avessimo trovato che voi aveste trovato che loro avessero trovato passato remoto trapassato remoto presente io trov-ai tu trov-asti lui trov-ò noi trov-ammo voi trov-aste loro trov-arono io ebbi trovato tu avesti trovato lui ebbe trovato noi avemmo trovato voi aveste trovato io trov-erei tu trov-eresti lui trov-erebbe noi trov-eremmo voi trov-ereste loro trov-erebbero futuro semplice futuro anteriore presente io trov-erò tu trov-erai lui trov-erà noi trov-eremo voi trov-erete io avrò trovato tu avrai trovato lui avrà trovato noi avremo trovato voi avrete trovato loro avranno trovato -------trov-a (trov-i) -------trov-ate (trov-ino) loro ebbero trovato CONDIZIONALE passato io avrei trovato tu avresti trovato lui avrebbe trovato noi avremmo trovato voi avreste trovato loro avrebbero trovato IMPERATIVO loro trov-eranno presente trov-are INFINITO passato aver(e) trovato presente

PARTICIPIO passato presente trov-ante trov-ato trov-ando GERUNDIO passato avendo trovato Seconda coniugazione: CREDERE presente io cred-o INDICATIVO passato prossimo io ho creduto presente che io cred-a CONGIUNTIVO passato che io abbia creduto prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata tu cred-i lui cred-e noi cred-iamo voi cred-ete loro cred-ono tu hai creduto lui ha creduto noi abbiamo creduto voi avete creduto loro hanno creduto che tu cred-a che lui cred-a che noi cred-iamo che voi cred-iate che loro cred-ano che tu abbia creduto che lui abbia creduto che noi abbiamo creduto che voi abbiate creduto che loro abbiano creduto imperfetto trapassato prossimo imperfetto trapassato io cred-evo tu cred-evi lui cred-eva noi cred-evamo voi cred-evate loro cred-evano io avevo creduto tu avevi creduto lui aveva creduto noi avevamo creduto voi avevate creduto loro

avevano creduto che io cred-loro che tu cred-essi che lui cred-esse che noi cred-essimo che voi cred-este che loro cred-essero che io avessi creduto che tu avessi creduto che lui avesse creduto che noi avessimo creduto che voi aveste creduto che loro avessero creduto passato remoto trapassato remoto presente io cred-etti tu cred-esti lui cred-ette noi cred-emmo voi cred-este loro cred-ettero io ebbi creduto tu avesti creduto lui ebbe creduto noi avemmo creduto voi aveste creduto io cred-erei tu cred-eresti lui cred-erebbe noi cred-eremmo voi cred-ereste loro cred-erebbero futuro semplice futuro anteriore presente io tu lui noi voi io avrò creduto tu avrai creduto lui avrà creduto noi avremo creduto voi avrete creduto loro avranno creduto -------cred-i (cred-a) -------cred-ete (cred-ano) loro ebbero creduto CONDIZIONALE passato io avrei creduto tu avresti creduto lui avrebbe creduto noi avremmo creduto voi avreste creduto loro avrebbero creduto IMPERATIVO cred-erò

cred-erai cred-erà cred-eremo cred-erete loro cred-eranno presente cred-ere INFINITO passato aver(e) creduto presente PARTICIPIO passato cred-ente cred-uto presente cred-endo GERUNDIO passato avendo creduto prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Terza coniugazione: PARTIRE INDICATIVO passato prossimo presente presente CONGIUNTIVO passato io part-o tu part-i lui part-e noi part-iamo voi part-ite loro part-ono io sono partito tu sei partito lui è partito noi siamo partiti voi siete partiti loro sono partiti che io part-a che tu part-a che lui part-a che noi part-iamo che voi part-iate che loro part-ano che io sia partito che tu sia partito che lui sia partito che noi siamo partiti che voi siate partiti che loro siano partiti imperfetto trapassato prossimo imperfetto trapassato io part-ivo tu part-ivi lui part-iva noi part-ivamo voi part-ivate loro

part-ivano io ero partito tu eri partito lui era partito noi eravamo partiti voi eravate partiti loro erano partiti che io part-issi che tu part-issi che lui part-isse che noi part-issimo che voi part-iste che loro part-issero che io fossi partito che tu fossi partito che lui fosse partito che noi fossimo partiti che voi foste partiti che loro fossero partiti passato remoto trapassato remoto presente io part-ii tu part-isti lui part-ì noi part-immo voi part-iste loro part-irono io fui partito tu fosti partito lui fu partito noi fumo partiti voi foste partiti io part-irei tu part-iresti lui part-irebbe noi part-iremmo voi part-ireste loro part-irebbero futuro semplice futuro anteriore presente io tu lui noi voi io sarò partito tu sarai partito lui sarà partito noi saremo partiti voi sarete partiti loro saranno partiti -------part-i (part-a) -------part-ite (part-ano) loro furono partiti CONDIZIONALE passato io sarei partito tu saresti partito lui sarebbe partito noi

saremmo partiti voi sareste partiti loro sarebbero partiti IMPERATIVO part-irò part-irai part-irà part-iremo part-irete loro part-iranno presente part-ire INFINITO passato essere partito / -i presente PARTICIPIO passato presente part-ente part-ito part-endo GERUNDIO passato essendo partito / -i prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata 4. La coniugazione passiva e quella riflessiva La diatesi passiva – illustrata in 5.2 – si realizza con l’ausiliare essere (o con gli ausiliari venire o andare) e il participio passato concordato in genere e numero col soggetto. La diatesi riflessiva - illustrata in 5.3 – si realizza con pronomi riflessivi, normalmente riflessivi clitici: proclitici con le forme verbali dei modi finiti (mi diverto, che tu ti sia divertito, ecc.), enclitici con le forme verbali dei modi indefiniti e con l’imperativo: divertirsi,

divertendosi, divertitosi, divertitevi. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata La coniugazione passiva: ESSERE AMATO INDICATIVO passato prossimo presente presente CONGIUNTIVO passato io sono amato tu sei amato lui è amato noi siamo amati voi siete amati loro sono amati io sono stato amato tu sei stato amato lui è stato amato noi siamo stati amati voi siete stati amati loro sono stati amati che io sia amato che tu sia amato che lui sia amato che noi siamo amati che voi siate amati che loro siano amati che io sia stato amato che tu sia stato amato che lui sia stato amato che noi siamo stati amati che voi siate stati amati che loro siano stati amati imperfetto trapassato prossimo imperfetto trapassato io ero amato tu eri amato lui era amato noi eravamo amati voi eravate amati loro erano amati io ero stato amato tu eri stato amato lui era stato amato noi eravamo

stati amati voi eravate stati amati loro erano stati amati che io fossi amato che io fossi stato amato che tu fossi amato che tu fossi stato amato che lui fosse amato che lui fosse stato amato che noi fossimo amati che noi fossimo stati che voi foste amati amati che loro fossero amati che voi foste stati amati che loro fossero stati amati passato remoto trapassato remoto presente io fui amato tu fosti amato lui fu amato noi fummo amati voi foste amati loro furono amati io fui stato amato tu fosti stato amato lui fu stato amato noi fummo stati amati voi foste stati amati io sarei amato tu saresti amato lui sarebbe amato noi saremmo amati voi sareste amati loro sarebbero amati futuro semplice futuro anteriore presente io sarò amato tu sarai amato lui sarà amato noi saremo amati voi sarete amati io sarò stato amato tu sarai stato amato lui sarà stato amato noi saremo stati amati voi sarete stati amati loro saranno stati amati -------(sii amato) (sia amato) -------(siate

amati) (siano amati) loro furono stati amati CONDIZIONALE passato io sarei stato amato tu saresti stato amato lui sarebbe stato amato noi saremmo stati amati voi sareste stati amati loro sarebbero stati amati IMPERATIVO loro saranno amati presente essere amato / -i INFINITO passato essere stato / -i amato / -i presente -------- PARTICIPIO passato stato / -i amato / -i presente essendo amato / -i GERUNDIO passato essendo stato / -i amato / -i prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata La coniugazione riflessiva o pronominale: DIVERTIRSI INDICATIVO passato prossimo presente presente CONGIUNTIVO passato io mi diverto tu ti diverti lui si diverte noi ci divertiamo voi vi divertite loro si divertono io mi sono divertito tu ti sei divertito lui si è divertito noi ci siamo divertiti voi vi siete divertiti loro si sono divertiti che io mi diverta che tu ti diverta che

lui si diverta che noi ci divertiamo che voi vi divertiate che loro si divertano che io mi sia divertito che tu ti sia divertito che lui si sia divertito che noi ci siamo divertiti che voi vi siate divertiti che loro si siano divertiti imperfetto trapassato prossimo imperfetto trapassato io mi divertivo tu ti divertivi lui si divertiva noi ci divertivamo voi vi divertivate loro si divertivano io mi ero divertito tu ti eri divertito lui si era divertito noi ci eravamo divertiti voi vi eravate divertiti loro si erano divertiti che io mi lavassi che tu ti lavassi che lui si lavasse che noi ci lavassimo che voi vi lavaste che loro si lavassero che io mi fossi divertito che tu ti fossi divertito che lui si fosse divertito che noi ci fossimo divertiti che voi vi foste divertiti che loro si fossero divertiti passato remoto trapassato remoto presente io mi divertii tu ti divertisti lui si divertì noi ci divertimmo voi vi divertiste loro si divertirono io mi fui divertito tu ti

fosti divertito lui si fu divertito noi ci fummo divertiti voi vi foste divertiti io mi laverei tu ti laveresti lui si laverebbe noi ci laveremmo voi vi lavereste loro si laverebbero futuro semplice futuro anteriore presente io mi divertirò tu ti divertirai lui si divertirà noi ci divertiremo voi vi divertirete io mi sarò divertito tu ti sarai divertito lui si sarà divertito noi ci saremo divertiti voi vi sarete divertiti loro si saranno divertiti -------divèrtiti (si diverta) -------divertitevi (si divertano) loro si furono divertiti CONDIZIONALE passato io mi sarei divertito tu ti saresti divertito lui si sarebbe divertito noi ci saremmo divertiti voi vi sareste divertiti loro si sarebbero divertiti IMPERATIVO loro si divertiranno presente divert-irsi INFINITO passato essersi divertito / -i presente -------- PARTICIPIO passato divert-itosi presente GERUNDIO passato divert-endosi essendosi divertito / -i prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana

2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Verbi difettivi e sovrabbondanti 5. Alcuni verbi – detti difettivi - non hanno tutte le forme del paradigma, anzi ne hanno pochissime. Si tratta di verbi latineggianti antiquati Ecco i verbi difettivi che, in qualche forma di III persona singolare e plurale, sono ancora in uso: delìnquere fèrvere lùcere ostare prùdere secèrnere solère ùrgere vèrtere vìgere Il participio presente delinquente, di uso comunissimo, è diventato un sostantivo a sé. Nel linguaggio giuridico si usa l’infinito delinquere ‘commettere un reato’ . ‘essere caldo’, in senso figurato. Si usa il participio presente fervente ‘caloroso, appassionato’ (un fervente sostenitore ); e qualche volta il presente o imperfetto indicativo, magari in senso ironico (fervono i lavori ‘si lavora alacremente’). ‘risplendere’: lucevano le stelle. ‘fare difficoltà’ (dal lat. OB-STARE ‘stare

contro’) Si usa nell’espressione burocratica nulla osta, che letteralmente significa ‘nulla fa difficoltà, non vi è nessun ostacolo’, e dunque come sostantivo (il nulla osta) equivale a ‘autorizzazione’. È alla base della congiunzione nonostante (che), che letteralmente significa ‘non essendo di ostacolo il fatto che’. Si usa al presente e imperfetto: Mi prudeva la schiena. ‘emettere una sostanza organica’, termine della biologia. Si usa al presente (una cellula secerne un enzima) e al participio passato secrèto (un ormone secreto dalla tiroide) ‘essere solito’. Di sapore letterario (il poeta soleva recarsi), comune il participio passato sòlito. ‘essere urgente’: urge un medico, urgono soccorsi; comune il participio presente urgente. ‘riguardare’: la discussione verte su ‘essere in vigore’: vigono ancora le norme del vecchio codice. Comune il participio presente vigente. Altri verbi – detti sovrabbondanti – hanno, o meglio avevano fino a

qualche tempo fa, due coniugazioni: p.es starnutare e starnutire Ma oggi è rimasto in uso solo starnutire I soli doppioni ancora in uso sono adémpiere / adempìre e còmpiere / compìre. Nelle coppie come arrossare ‘rendere rosso’ / arrossire ‘diventare rosso’, impazzare ‘fare pazzie’ / impazzire ‘diventare pazzo’ non abbiamo un unico verbo sovrabbondante con due coniugazioni, ma due verbi distinti, ciascuno col suo significato. I verbi irregolari La lingua italiana ha un gran numero di verbi irregolari, cioè verbi che si comportano diversamente - in misura maggiore o minore – rispetto ai paradigmi che abbiamo visto finora. Nelle tavole che seguono si trovano i paradigmi dei 130 verbi irregolari più usati delle tre coniugazioni, con l’aggiunta di altri 260 che si coniugano nello stesso modo. La maggior parte di questi verbi irregolari sono parole di uso comunissimo nella lingua di tutti i giorni. Precisamente: • • • I 90 verbi in grassetto sottolineato

(come andare, dare, bere, chiedere, dire, ecc.) rientrano nel vocabolario fondamentale, cioè nelle 2.000 parole di uso più frequente dell’italiano; I 20 verbi in sottolineato (come emergere, fingere, giacere, tingere, ecc.) appartengono al vocabolario di base, cioè alle successive 5.000 parole più usate; gli altri 20, stampati in carattere normale (come annettere, cingere, espellere, nuocere, ecc.), sono fuori dal vocabolario di base. All’interno di ogni paradigma le forme irregolari sono in rosso, quelle regolari in nero. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata a. andare dare disfare fare soddisfare stare Irregolari della prima coniugazione Indicativo presente: vado, vai, va, andiamo, andate, vanno. Futuro: andrò, andrai, andrà, andremo, andrete, andranno. Congiuntivo presente: vada, vada, vada, andiamo, andiate, vadano. Condizionale: andrei, andresti,

andrebbe, andremmo, andreste, andrebbero Imperativo: va’ / vai, vada, andate, vadano. Indicativo presente: do, dai, da, diamo, date, danno. Passato remoto: diedi / detti, desti, diede / dette, demmo, deste, diedero / dettero. Futuro: darò, darai, darà, daremo, darete, daranno Congiuntivo presente: dia, dia, dia, diamo, diate, diano. Congiuntivo imperfetto: dessi, dessi, desse, dessimo, deste, dessero. Condizionale: darei, daresti, darebbe, daremmo, dareste, darebbero. Imperativo: da’ / dai, dia, date, diano Indicativo presente: dìsfo / disfaccio, dìsfi / disfai, dìsfa / disfà, disfiamo / disfacciamo, disfate, dìsfano / disfanno. Futuro: disferò ecc Congiuntivo presente: dìsfi / disfaccia, dìsfi / disfaccia, dìsfi / disfaccia, disfiamo / disfacciamo, disfiate / disfacciate, dìsfino / disfacciano. Condizionale: disferei ecc. Imperativo: dìsfa / disfai, dìsfi / disfaccia, disfate, dìsfino / disfacciano. Indicativo presente: faccio, fai, fa, facciamo, fate, fanno.

Imperfetto: facevo, facevi, faceva, facevamo, facevate, facevano. Passato remoto: feci, facesti, fece, facemmo, faceste, fecero Futuro: farò, farai, farà, faremo, farete, faranno. Congiuntivo presente: faccia, faccia, faccia, facciamo, facciate, facciano. Congiuntivo imperfetto: facessi, facessi, facesse, facessimo, faceste, facessero. Condizionale: farei, faresti, farebbe, faremmo, fareste, farebbero Imperativo: fa’ / fai, faccia, fate, facciano. Participio presente: facente Participio passato: fatto. Gerundio: facendo Si coniugano nello stesso modo: assuefare, contraffare, sopraffare, rifare, stupefare; inoltre vedi disfare e soddisfare. Indicativo presente: soddìsfo / soddisfaccio, soddìsfi / soddisfai, soddìsfa / soddisfa, soddisfiamo / soddisfacciamo, soddisfate, soddìsfano / soddisfanno / . Futuro: soddisferò ecc Congiuntivo presente: soddisfi / soddisfaccia, soddisfi / soddisfaccia, soddisfi / soddisfaccia, soddisfiamo / soddisfacciamo, soddisfiate / soddisfacciate,

soddisfino / soddisfacciano. Condizionale: soddisferei ecc. Imperativo: soddisfa, soddisfi / soddisfaccia, soddisfate, soddisfino / soddisfacciano. Indicativo presente: sto, stai, sta, stiamo, state, stanno. Passato remoto: stetti, stesti, stette, stemmo, steste, stettero. Congiuntivo presente: stia, stia, stia, stiamo, stiate, stiano Congiuntivo imperfetto: stessi, stessi, stesse, stessimo, steste, stessero. Imperativo: sta’ / stai, stia, state, stiano. Si coniugano nello stesso modo: ristare, sottostare. Per sapere come si coniugano questi verbi irregolari, vai al verbo-modello: assuefare ∏ fare, contraffare ∏ fare, rifare ∏ fare, ristare ∏ stare, sopraffare ∏ fare, sottostare ∏ stare, stupefare ∏ fare. b. accendere accorgersi affliggere annettere ardere assumere Irregolari della seconda coniugazione Passato remoto: accesi, accendesti, accese, accendemmo, accendeste, accesero. Participio passato: acceso. Passato remoto: mi accorsi, ti accorgesti, si accorse, ci

accorgemmo, vi accorgeste, si accorsero. Participio passato: accorto Si coniuga nello stesso modo: scorgere. Passato remoto: afflissi, affliggesti, afflisse, affliggemmo, affliggeste, afflissero. Participio passato: afflitto. Si coniuga nello stesso modo: infliggere. Passato remoto: annettei / annessi, annettesti, annetté / annesse, annettemmo, annetteste, annetterono / annessero. Participio passato: annesso Si coniugano nello stesso modo: connettere, sconnettere. Passato remoto: arsi, ardesti, arse, ardemmo, ardeste, arsero. Participio passato: arso Passato remoto: assunsi, assumesti, assunse, assumemmo, assumeste, assunsero. Participio passato: assunto. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata attingere bere cadere chiedere chiudere cingere cogliere concedere concludere conoscere correre crescere cuocere decidere deludere difendere dipingere dirigere discutere

distinguere Si coniugano nello stesso modo: presumere, riassumere. Passato remoto: attinsi, attingesti, attinse, attingemmo, attingeste, attinsero. Participio passato: attinto. Indicativo presente: bevo, bevi, beve, beviamo, bevete, bevono. Imperfetto: bevevo, bevevi, beveva, bevevamo, bevevate, bevevano. Passato remoto: bevvi, bevesti, bevve, bevemmo, beveste, bevvero. Futuro: berrò, berrai, berrà, berremo, berrete, berranno Congiuntivo presente: beva, beva, beva, beviamo, beviate, bevano. Congiuntivo imperfetto: bevessi, bevessi, bevesse, bevessimo, beveste, bevessero. Condizionale: berrei, berresti, berrebbe, berremmo, berreste, berrebbero. Imperativo: bevi, beva, bevete, bevano Participio passato: bevuto e bevente. Gerundio: bevendo Passato remoto: caddi, cadesti, cadde, cademmo, cadeste, caddero. Futuro: cadrò, cadrai, cadrà, cadremo, cadrete, cadranno . Condizionale: cadrei, cadresti, cadrebbe, cadremmo, cadreste, cadrebbero. Si coniugano nello stesso modo: accadere,

decadere, scadere. Passato remoto: chiesi, chiedesti, chiese, chiedemmo, chiedeste, chiesero. Participio passato: chiesto. Si coniuga nello stesso modo: richiedere. Passato remoto: chiusi, chiudesti, chiuse, chiudemmo, chiudeste, chiusero. Participio passato: chiuso. Si coniugano nello stesso modo: racchiudere, richiudere, schiudere, socchiudere. Passato remoto: cinsi, cingesti, cinse, cingemmo, cingeste, cinsero. Participio passato: cinto Si coniuga nello stesso modo: accingersi. Indicativo presente: colgo, cogli, coglie, cogliamo, cogliete, colgono. Passato remoto: colsi, cogliesti, colse, cogliemmo, coglieste, colsero. Congiuntivo presente: colga, colga, colga, cogliamo, cogliate, colgano. Imperativo: cogli, colga, cogliete, colgano Participio passato: colto. Si coniugano nello stesso modo: accogliere, raccogliere. Passato remoto: concessi, concedesti, concesse, concedemmo, concedeste, concessero. Participio passato: concesso. Passato remoto: conclusi, concludesti, concluse,

concludemmo, concludeste, conclusero. Participio passato: concluso. Si coniugano nello stesso modo: accludere, escludere, includere, occludere, precludere, recludere. Passato remoto: conobbi, conoscesti, conobbe, conoscemmo, conosceste, conobbero. Participio passato: conosciuto. Si coniugano nello stesso modo: disconoscere, riconoscere. Passato remoto: corsi, corresti, corse, corremmo, correste, corsero. Participio passato: corso Si coniugano nello stesso modo: accorrere, concorrere, discorrere, incorrere, occorrere, percorrere, scorrere, soccorrere, trascorrere. Passato remoto: crebbi, crescesti, crebbe, crescemmo, cresceste, crebbero. Participio passato: cresciuto. Si coniugano nello stesso modo: accrescere, rincrescere. Passato remoto: cossi, cuocesti, cosse, cuocemmo, cuoceste, cossero. Congiuntivo presente: cuocia, cuocia, cuocia, cuociamo, cuociate, cuociano. Participio passato: cotto Passato remoto: decisi, decidesti, decise, decidemmo, decideste, decisero. Participio passato:

deciso. Si coniugano nello stesso modo: coincidere, incidere, recidere, uccidere. Passato remoto: delusi, deludesti, deluse, deludemmo, deludeste, delusero. Participio passato: deluso. Si coniugano nello stesso modo: alludere, disilludere, eludere, illudere, preludere, proludere. Passato remoto: difesi, difendesti, difese, difendemmo, difendeste, difesero. Participio passato: difeso. Si coniuga nello stesso modo: offendere. Passato remoto: dipinsi, dipingesti, dipinse, dipingemmo, dipingeste, dipinsero. Participio passato: dipinto. Passato remoto: diressi, dirigesti, diresse, dirigemmo, dirigeste, diressero. Participio passato: diretto. Si coniuga nello stesso modo: erigere. Passato remoto: discussi, discutesti, discusse, discutemmo, discuteste, discussero. Participio passato: discusso. Passato remoto: distinsi, distinguesti, distinse, distinguemmo, distingueste, distinsero. Participio passato: distinto. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali

didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata distruggere dividere dolere (dolersi) dovere eccellere elidere emergere esistere espandere espellere esprimere evolvere fingere flettere fondere friggere fungere giacere giungere godere indulgere infrangere intridere invadere ledere Si coniuga nello stesso modo: estinguere. Passato remoto: distrussi, distruggesti, distrusse, distruggemmo, distruggeste, distrussero. Participio passato: distrutto. struggere Passato remoto: divisi, dividesti, divise, dividemmo, divideste, divisero. Participio passato: diviso. Si coniuga nello stesso modo: condividere. Indicativo presente: dolgo, duoli, duole, doliamo / dogliamo, dolete, dolgono. Passato remoto: dolsi, dolesti, dolse, dolemmo, doleste, dolsero. Futuro: dorrò, dorrai, dorrà, dorremo, dorrete, dorranno. Congiuntivo presente: dolga, dolga, dolga, doliamo / dogliamo, doliate / dogliate, dolgano. Condizionale: dorrei, dorresti, dorrebbe, dorremmo,

dorreste, dorrebbero Imperativo: duoliti, si dolga, doletevi, si dolgano. Participio passato: doluto Indicativo presente: devo / debbo, devi, deve, dobbiamo, dovete, devono / debbono. Futuro: dovrò, dovrai , dovrà, dovremo, dovrete, dovranno. Congiuntivo presente: deva / debba, deva / debba, deva / debba, dobbiamo, dobbiate, devano / debbano. Condizionale: dovrei, dovresti , dovrebbe, dovremmo, dovreste, dovrebbero. Passato remoto: eccelsi, eccellesti, eccelse, eccellemmo, eccelleste, eccelsero. Participio passato: eccelso. Passato remoto: elisi, elidesti, elise, elidemmo, elideste, elisero. Participio passato: eliso Passato remoto: emersi, emergesti, emerse, emergemmo, emergeste, emersero. Participio passato: emerso. Si coniugano nello stesso modo: immergere, sommergere. Participio passato: esistito. Si coniugano nello stesso modo: assistere, consistere, desistere, insistere, persistere, resistere. Passato remoto: espansi / espandei / espandetti, espandesti, espanse / espandé /

espandette, espandemmo, espandeste, espansero / espanderono / espandettero. Participio passato: espanso Passato remoto: espulsi, espellesti, espulse, espellemmo, espelleste, espulsero. Participio passato: espulso. Passato remoto: espressi, esprimesti, espresse, esprimemmo, esprimeste, espressero. Participio passato: espresso. Si coniugano nello stesso modo: comprimere, deprimere, imprimere, opprimere, reprimere, sopprimere. Participio passato: evoluto. Si coniuga nello stesso modo: devolvere. Passato remoto: finsi, fingesti, finse, fingemmo, fingeste, finsero. Participio passato: finto Passato remoto: flettei / flessi, flettesti, fletté / flesse, flettemmo, fletteste, fletterono / flessero. Participio passato: flettuto / flesso. Si coniugano nello stesso modo: deflettere; e vedi riflettere. Passato remoto: fusi, fondesti, fuse, fondemmo, fondeste, fusero. Participio passato: fuso Si coniugano nello stesso modo: confondere, diffondere, infondere. Passato remoto: frissi, friggesti,

frisse, friggemmo, friggeste, frissero. Participio passato: fritto. Passato remoto: funsi, fungesti, funse, fungemmo, fungeste, funsero. Participio passato: funto Indicativo presente: giaccio, giaci, giace, giacciamo / giaciamo, giacete, giacciono. Passato remoto: giacqui, giacesti, giacque, giacemmo, giaceste, giacquero. Congiuntivo presente: giaccia, giaccia, giaccia, giacciamo / giaciamo, giacciate, giacciano. Imperativo: giaci, giaccia, giacete, giacciano. Participio passato: giaciuto Passato remoto: giunsi, giungesti, giunse, giungemmo, giungeste, giunsero. Participio passato: giunto. Si coniugano nello stesso modo: aggiungere, congiungere, raggiungere. Futuro: godrò, godrai, godrà, godremo, godrete, godranno. Condizionale: godrei, godresti, godrebbe, godremmo, godreste, godrebbero. Passato remoto: indulsi, indulgesti, indulse, indulgemmo, indulgeste, indulsero. Participio passato: indulto. Passato remoto: infransi, infrangesti, infranse, infrangemmo, infrangeste, infransero.

Participio passato: infranto. Si coniuga nello stesso modo: frangere Passato remoto: intrisi, intridesti, intrise, intridemmo, intrideste, intrisero. Participio passato: intriso. Passato remoto: invasi, invadesti, invase, invademmo, invadeste, invasero. Participio passato: invaso. Si coniugano nello stesso modo: evadere, pervadere. Passato remoto: lesi, ledesti, lese, ledemmo, ledeste, lesero. Participio passato: leso prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata leggere mettere mordere mungere muovere nascere nascondere nuocere parere perdere persuadere piacere piangere piovere porgere porre potere prendere produrre Passato remoto: lessi, leggesti, lesse, leggemmo, leggeste, lessero. Participio passato: letto Si coniuga nello stesso modo: eleggere. Passato remoto: misi, mettesti, mise, mettemmo, metteste, misero. Participio passato: messo Si coniugano nello stesso

modo: ammettere, commettere, compromettere, dimettere, manomettere, omettere, permettere, promettere, scommettere, smettere, sottomettere, trasmettere. Passato remoto: morsi, mordesti, morse, mordemmo, mordeste, morsero. Participio passato: morso. Passato remoto: mungo, mungesti, munse, mungemmo, mungeste, munsero. Participio passato: munto. Passato remoto: mossi, muovesti, mosse, muovemmo, muoveste, mossero. Participio passato: mosso. Si coniugano nello stesso modo: commuovere, promuovere, rimuovere, smuovere. Passato remoto: nacqui, nascesti, nacque, nascemmo, nasceste, nacquero. Participio passato: nato. Passato remoto: nascosi, nascondesti, nascose, nascondemmo, nascondeste, nascosero. Participio passato: nascosto. Indicativo presente: nuoccio, nuoci, nuoce, nuociamo, nuocete, nuocciono. Congiuntivo presente: nuoccia, nuoccia, nuoccia, nuociamo, nuociate, nuocciano. Passato remoto: nocqui, nuocesti, nocque, nuocemmo, nuoceste, nocquero. Participio passato: nuociuto Indicativo

presente: paio, pari, pare, paiamo, parete, paiono. Passato remoto: parvi, paresti, parve, paremmo, pareste, parvero. Futuro: parrò, parrai, parrà, parremo, parrete, parranno Congiuntivo presente: paia, paia, paia, paiamo, paiate, paiano. Condizionale: parrei, parresti, parrebbe, parremmo, parreste, parrebbero. Participio presente: parvente Participio passato: parso. Passato remoto: persi, perdesti, perse, perdemmo, perdeste, persero. Participio passato: perso / perduto. Si coniuga nello stesso modo: disperdere, (participio passato: disperso). Passato remoto: persuasi, persuadesti, persuase, persuademmo, persuadeste, persuasero. Participio passato: persuaso. Si coniuga nello stesso modo: dissuadere. Indicativo presente: piaccio, piaci, piace, piacciamo, piacete, piacciono. Passato remoto: piacqui, piacesti, piacque, piacemmo, piaceste, piacquero. Congiuntivo presente: piaccia, piaccia, piaccia, piacciamo, piacciate, piacciano. Imperativo: piaci, piaccia, piacete, piacciano Participio

passato: piaciuto. Si coniugano nello stesso modo: compiacere, dispiacere, spiacere. Passato remoto: piansi, piangesti, pianse, piangemmo, piangeste, piansero. Participio passato: pianto. Si coniugano nello stesso modo: compiangere, rimpiangere, . Passato remoto: piovve, piovvero. Participio passato: piovuto Passato remoto: porsi, porgesti, porse, porgemmo, porgeste, porsero. Participio passato: porto Indicativo presente: pongo, poni, pone, poniamo, ponete, pongono. Imperfetto: ponevo, ponevi, poneva, ponevamo, ponevate, ponevano. Passato remoto: posi, ponesti, pose, ponemmo, poneste, posero. Futuro: porrò, porrai, porrà, porremo, porrete, porranno Congiuntivo presente: ponga, ponga, ponga, poniamo, poniate, pongano. Congiuntivo imperfetto: ponessi, ponessi, ponesse, ponessimo, poneste, ponessero. Condizionale: porrei, porresti, porrebbe, porremmo, porreste, porrebbero. Imperativo: poni, ponga, ponete, pongano Participio presente: ponente. Participio passato: posto Gerundio: ponendo

Si coniugano nello stesso modo: comporre, contrapporre, deporre, disporre, esporre, frapporre, imporre, opporre, predisporre, presupporre, proporre, ricomporre, riproporre, scomporre, sottoporre, supporre. Indicativo presente: posso, puoi, può, possiamo, potete, possono. Futuro: potrò, potrai, potrà, potremo, potrete, potranno. Congiuntivo presente: possa, possa, possa, possiamo, possiate, possano. Condizionale: potrei, potresti, potrebbe, potremmo, potreste, potrebbero Participio passato: potente. Passato remoto: presi, prendesti, prese, prendemmo, prendeste, presero. Participio passato: preso. Si coniugano nello stesso modo: apprendere, comprendere, imprendere, intraprendere, sorprendere, riprendere. Indicativo presente: produco, produci, produce, produciamo, producete, producono. Imperfetto: producevo, producevi, produceva, producevamo, producevate, producevano. Passato remoto: produssi, producesti, produsse, producemmo, produceste, produssero. Futuro: prof. Mirko Tavoni –

Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata proteggere pungere radere redigere redimere reggere rendere ridere riflettere rifulgere rimanere risolvere rispondere rodere rompere sapere scegliere scendere scindere sciogliere produrrò, produrrai, produrrà, produrremo, produrrete, produrranno. Congiuntivo presente: produca, produca, produca, produciamo, produciate, producano. Congiuntivo imperfetto: producessi, producessi, producesse, producessimo, produceste, producessero. Condizionale: produrrei, produrresti, produrrebbe, produrremmo, produrreste, produrrebbero. Imperativo: produci, produca, producete, producano. Participio passato: prodotto (part presente producente). Gerundio: producendo Si coniugano nello stesso modo: addurre, condurre, dedurre, indurre, introdurre, ridurre, riprodurre, sedurre, tradurre. Passato remoto: protessi, proteggesti, protesse, proteggemmo, proteggeste, protessero.

Participio passato: protetto. Passato remoto: punsi, pungesti, punse, pungemmo, pungeste, punsero. Participio passato: punto. Passato remoto: rasi, radesti, rase, rademmo, radeste, rasero. Participio passato: raso Passato remoto: redassi, redigesti, redasse, redigemmo, redigeste, redassero. Infinito: redigere (non *redarre). Participio passato: redatto Passato remoto: redensi, redimesti, redense, redimemmo, redimeste, redensero. Participio passato: redento. Passato remoto: ressi, reggesti, resse, reggemmo, reggeste, ressero. Participio passato: retto Si coniugano nello stesso modo: correggere, sorreggere. Passato remoto: resi, rendesti, rese, rendemmo, rendeste, resero. Participio passato: reso Passato remoto: risi, ridesti, rise, ridemmo, rideste, risero. Participio passato: riso Si coniugano nello stesso modo: deridere, sorridere. Passato remoto: riflettei (nel senso di ‘pensare’) / riflessi (nel senso di ‘respingere i raggi di luce’), riflettesti, rifletté / riflesse,

riflettemmo, rifletteste, rifletterono / riflessero. Participio passato: riflettuto (nel senso di ‘pensare’) / riflesso (nel senso di ‘respingere i raggi di luce’) . Passato remoto: rifulsi, rifulgesti, rifulse, rifulgemmo, rifulgeste, rifulsero. Participio passato: rifulso. Indicativo presente: rimango, rimani, rimane, rimaniamo, rimanete, rimangono. Passato remoto: rimasi, rimanesti, rimase, rimanemmo, rimaneste, rimasero. Futuro: rimarrò, rimarrai, rimarrà, rimarremo, rimarrete, rimarranno. Congiuntivo presente: rimanga, rimanga, rimanga, rimaniamo, rimaniate, rimangano. Condizionale: rimarrei, rimarresti, rimarrebbe, rimarremmo, rimarreste, rimarrebbero. Imperativo: rimani, rimanga, rimanete, rimangano Participio passato: rimasto. Si coniuga nello stesso modo: permanere (non ha participio, passato). Passato remoto: risolsi, risolvesti, risolse, risolvemmo, risolvesti, risolsero. Participio prisato: risolto. Si coniugano nello stesso modo: assolvere, dissolvere. Passato

remoto: risposi, rispondesti, rispose, rispondemmo, rispondeste, risposero. Participio passato: risposto. Si coniuga nello stesso modo: corrispondere. Passato remoto: rosi, rodesti, rose, rodemmo, rodeste, rosero. Participio passato: roso Si coniugano nello stesso modo: corrodere, erodere. Passato remoto: ruppi, rompesti, ruppe, rompemmo, rompeste, ruppero. Participio passato: rotto. Si coniugano nello stesso modo: corrompere, erompere, interrompere, irrompere. Indicativo presente: so, sai, sa, sappiamo, sapete, sanno. Passato remoto: seppi, sapesti, seppe, sapemmo, sapeste, seppero. Futuro: saprò, saprai, saprà, sapremo, saprete, sapranno Congiuntivo presente: sappia, sappia, sappia, sappiamo, sappiate, sappiano. Condizionale: saprei, sapresti, saprebbe, sapremmo, sapreste, saprebbero. Imperativo: sappi, sappia, sappiate, sappiano. Participio presente: sapiente : Si coniuga nello stesso modo: risapere. Indicativo presente: scelgo, scegli, sceglie, scegliamo, scegliete, scelgono.

Passato remoto: scelsi, scegliesti, scelse, scegliemmo, sceglieste, scelsero. Congiuntivo presente: scelga, scelga, scelga, scegliamo, scegliate, scelgano. Imperativo: scegli, scelga, scegliete, scelgano Participio passato: scelto. Passato remoto: scesi, scendesti, scese, scendemmo, scendeste, scesero. Participio passato: sceso. Si coniugano nello stesso modo: accondiscendere, ascendere, discendere, trascendere. Passato remoto: scissi, scindesti, scisse, scindemmo, scindeste, scissero. Participio passato: scisso. Si coniugano nello stesso modo: prescindere, rescindere. Indicativo presente: sciolgo, sciogli, scioglie, sciogliamo, sciogliete, sciolgono. Passato prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata sconfiggere scrivere scuotere sedere sorgere spegnere spendere spingere stringere succedere tacere tendere tenere tingere togliere trarre ungere valere remoto:

sciolsi, sciogliesti, sciolse, sciogliemmo, scioglieste, sciolsero. Congiuntivo presente: sciolga, sciolga, sciolga, sciogliamo, sciogliate, sciolgano. Imperativo: sciogli, sciolga, sciogliete, sciolgano. Participio passato: sciolto Si coniugano nello stesso modo: disciogliere, prosciogliere. Passato remoto: sconfissi, sconfiggesti, sconfisse, sconfiggemmo, sconfiggeste, sconfissero. Participio passato: sconfitto. Si coniugano nello stesso modo: prefiggere, trafiggere. Passato remoto: scrissi, scrivesti, scrisse, scrivemmo, scriveste, scrissero. Participio passato: scritto. Si coniugano nello stesso modo: descrivere, iscrivere, prescrivere, sottoscrivere, trascrivere. Passato remoto: scossi, scuotesti, scosse, scuotemmo, scuoteste, scossero. Congiuntivo presente: scuota, scuota, scuota, scuotiamo, scuotiate, scuotano. Participio passato: scosso Si coniugano nello stesso modo: percuotere, riscuotere. Indicativo presente: siedo, siedi, siede, sediamo, sedete, siedono. Futuro: siederò,

siederai, siederà, siederemo, siederete, siederanno. Congiuntivo presente: sieda, sieda, sieda, sediamo, sediate, siedano. Condizionale: siederei, siederesti, siederebbe, siederemmo, siedereste, siederebbero. Imperativo: siedi, sieda, sedete, siedano Si coniuga nello stesso modo: possedere. Passato remoto: sorsi, sorgesti, sorse, sorgemmo, sorgeste, sorsero. Participio passato: sorto Si coniugano nello stesso modo: insorgere, risorgere. Indicativo presente: spengo, spegni, spegne, spegniamo, spegnete, spengono. Passato remoto: spensi, spegnesti, spense, spegnemmo, spegneste, spensero. Congiuntivo presente: spenga, spenga, spenga, spegniamo, spegniate, spengano. Participio passato: spento Passato remoto: spesi, spendesti, spese, spendemmo, spendeste, spesero. Participio passato: speso. Si coniugano nello stesso modo: appendere, dipendere, sospendere. Passato remoto: spinsi, spingesti, spinse, spingemmo, spingeste, spinsero. Participio passato: spinto. Si coniuga nello stesso modo:

respingere, sospingere. Passato remoto: strinsi, stringesti, strinse, stringemmo, stringeste, strinsero. Participio passato: stretto. Si coniugano nello stesso modo: costringere, restringere. Passato remoto: succedetti, succedesti, succedette (nel senso di ‘subentrare’) / successe (nel senso di ‘accadere’), succedeste, succedettero / successero. Participio passato: succeduto (nel senso di ‘subentrare’) / successo (nel senso di ‘accadere’). Indicativo presente: taccio, taci, tace, taciamo / tacciamo, tacete, tacciono. Passato remoto: tacqui, tacesti, tacque, tacemmo, taceste, tacquero. Congiuntivo presente: taccia, taccia, taccia, tacciamo, tacciate, tacciano. Imperativo: taci, taccia, tacete, tacciano Si coniuga nello stesso modo: sottacere. Passato remoto: tesi, tendesti, tese, tendemmo, tendeste, tesero. Participio passato: teso Si coniugano nello stesso modo: attendere, contendere, distendere, estendere, fraintendere, intendere, pretendere, protendere, soprintendere,

sottintendere, stendere. Indicativo presente: tengo, tieni, tiene, teniamo, tenete, tengono. Passato remoto: tenni, tenesti, tenne, tenemmo, teneste, tennero. Futuro: terrò, terrai, terrà, terremo, terrete, terranno Congiuntivo presente: tenga, tenga, tenga, teniamo, teniate, tengano. Condizionale: terrei, terresti, terrebbe, terremmo, terreste, terrebbero. Imperativo: tieni, tenga, tenete, tengano Si coniugano nello stesso modo: appartenere, astenersi, contenere, detenere, intrattenere, mantenere, ottenere, ritenere, sostenere, trattenere. Passato remoto: tinsi, tingesti, tinse, tingemmo, tingeste, tinsero. Participio passato: tinto Indicativo presente: tolgo, togli, toglie, togliamo, togliete, tolgono. Passato remoto: tolsi, togliesti, tolse, togliemmo, toglieste, tolsero. Congiuntivo presente: tolga, tolga, tolga, togliamo, togliate, tolgano. Imperativo: togli, tolga, togliete, tolgano Participio passato: tolto Si coniuga nello stesso modo: distogliere. Indicativo presente:

traggo, trai, trae, traiamo, traete, traggono. Imperfetto: traevo, traevi, traeva, traevamo, traevate, traevano. Passato remoto: trassi, traesti, trasse, traemmo, traeste, trassero. Congiuntivo presente: tragga, tragga, tragga, traiamo, traiate, traggano Congiuntivo imperfetto: traessi, traessi, traesse, traessimo, traeste, traessero. Imperativo: trai, tragga, traete, traggano. Participio presente: traente Participio passato: tratto Gerundio: traendo Si coniugano nello stesso modo: astrarre, attrarre, contrarre, detrarre, distrarre, estrarre, protrarre, ritrarre, sottrarre, . Passato remoto: unsi, ungesti, unse, ungemmo, ungeste, unsero. Participio passato: unto Indicativo presente: valgo, vali, vale, valiamo, valete, valgono. Passato remoto: valsi, valesti, prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata vedere vincere vivere volere volgere valse, valemmo, valeste, valsero.

Futuro: varrò, varrai, varrà, varremo, varrete, varranno Congiuntivo presente: valga, valga, valga, valiamo, valiate, valgano. Condizionale: varrei, varresti, varrebbe, varremmo, varreste, varrebbero. Imperativo: vali, valga, valete, valgano Participio passato: valso. Si coniugano nello stesso modo: avvalersi, prevalere, rivalersi. Passato remoto: vidi, vedesti, vide, vedemmo, vedeste, videro. Futuro: vedrò, vedrai, vedrà, vedremo, vedrete, vedranno. Condizionale: vedrei, vedresti, vedrebbe, vedremmo, vedreste, vedrebbero. Participio passato: visto / veduto Si coniugano nello stesso modo: avvedersi, intravedere, prevedere, provvedere, ravvedersi, rivedere (ma al futuro e condizionale prevederò, provvederei ecc.) Passato remoto: vinsi, vincesti, vinse, vincemmo, vinceste, vinsero. Participio passato: vinto Si coniuga nello stesso modo: avvincere, convincere. Passato remoto: vissi, vivesti, visse, vivemmo, viveste, vissero. Futuro: vivrò, vivrai, vivrà, vivremo, vivrete, vivranno.

Condizionale: vivrei, vivresti, vivrebbe, vivremmo, vivreste, vivrebbero. Participio passato: vissuto Si coniugano nello stesso modo: convivere, sopravvivere. Indicativo presente: voglio, vuoi, vuole, vogliamo, volete, vogliono. Passato remoto: volli, volesti, volle, volemmo, voleste, vollero. Futuro: vorrò, vorrai, vorrà, vorremo, vorrete, vorranno. Congiuntivo presente: voglia, voglia, voglia, vogliamo, vogliate, vogliano Condizionale: vorrei, vorresti, vorrebbe, vorremmo, vorreste, vorrebbero. Imperativo: vogli, voglia, vogliate, vogliano. Passato remoto: volsi, volgesti, volse, volgemmo, volgeste, volsero. Participio passato: volto Si coniugano nello stesso modo: avvolgere, capovolgere, coinvolgere, rivolgere, sconvolgere, stravolgere, svolgere, travolgere. I verbi porre (comporre, deporre, disporre, ecc.), produrre (addurre, condurre, dedurre, ecc) e trarre (astrarre, distrarre, protrarre, ecc.) appartengono a pieno titolo alla seconda coniugazione anche se nell’infinito

PÒN(Ĕ)RE si è ridotto a porre, PRODÙC(Ĕ)RE a produrre e TRÀ(HĔ)RE a trarre. Per sapere come si coniugano questi verbi irregolari, vai al verbo-modello: accadere ∏ cadere, accingersi ∏ cingere, accludere ∏ concludere, accogliere ∏ cogliere, accondiscendere ∏ scendere, accorrere ∏ correre, accrescere ∏ crescere, addurre ∏ produrre, aggiungere ∏ giungere, alludere ∏ deludere, ammettere ∏ mettere, appartenere ∏ tenere, appendere ∏ spendere, apprendere ∏ prendere, ascendere ∏ scendere, assistere ∏ esistere, assolvere ∏ risolvere, astenersi ∏ tenere, astrarre ∏ trarre, attendere ∏ tendere, attrarre ∏ trarre, avvalersi ∏ valere, avvedersi ∏ vedere, avvincere ∏ vincere, avvolgere ∏ volgere, capovolgere ∏ volgere, coincidere ∏ decidere, coinvolgere ∏ volgere, commettere ∏ mettere, commuovere ∏ muovere, compiacere ∏ piacere, compiangere ∏ piangere, comporre ∏ porre, comprendere ∏ prendere, comprimere ∏ esprimere,

comporre ∏ porre, compromettere ∏ mettere, concorrere ∏ correre, condividere ∏ dividere, condurre ∏ produrre, confondere ∏ fondere, congiungere ∏ giungere, connettere ∏ annettere, consistere ∏ esistere, contendere ∏ tendere, contenere ∏ tenere, contrapporre ∏ porre, contrarre ∏ trarre, convincere ∏ vincere, convivere ∏ vivere, correggere ∏ reggere, corrispondere ∏ rispondere, corrodere ∏ rodere, corrompere ∏ rompere, costringere ∏ stringere, decadere ∏ cadere, dedurre ∏ produrre, deflettere ∏ flettere, deporre ∏ porre, deprimere ∏ esprimere, deridere ∏ ridere, descrivere ∏ scrivere, desistere ∏ esistere, detenere ∏ tenere, detrarre ∏ trarre, devolvere ∏ evolvere, diffondere ∏ fondere, dimettere ∏ mettere, dipendere ∏ spendere, discendere ∏ scendere, disciogliere ∏ sciogliere, disconoscere ∏ conoscere, discorrere ∏ correre, disilludere ∏ deludere, disperdere ∏ perdere, dispiacere ∏ piacere, disporre ∏

porre, dissolvere ∏ risolvere, dissuadere ∏ persuadere, distendere ∏ tendere, distogliere ∏ togliere, distrarre ∏ trarre, eleggere ∏ leggere, eludere ∏ deludere, erigere ∏ dirigere, erodere ∏ rodere, erompere ∏ rompere, escludere ∏ concludere, esporre ∏ porre, estendere ∏ tendere, estinguere ∏ distinguere, estrarre ∏ trarre, evadere ∏ invadere, fraintendere ∏ tendere, frangere ∏ infrangere, frapporre ∏ porre, illudere ∏ deludere, immergere ∏ emergere, imporre ∏ porre, imprendere ∏ prendere, imprimere ∏ esprimere, incidere ∏ decidere, includere ∏ concludere, incorrere ∏ correre, indurre ∏ produrre, infliggere ∏ affliggere, infondere ∏ fondere, insistere ∏ esistere, insorgere ∏ sorgere, intendere ∏ tendere, interrompere ∏ rompere, intraprendere ∏ prendere, intrattenere ∏ tenere, intravedere ∏ vedere, introdurre ∏ produrre, irrompere ∏ rompere, iscrivere ∏ scrivere, manomettere ∏ mettere, mantenere ∏

tenere, occludere ∏ concludere, occorrere ∏ correre, offendere ∏ difendere, omettere ∏ mettere, opporre ∏ porre, opprimere ∏ esprimere, ottenere ∏ tenere, percorrere ∏ correre, percuotere ∏ scuotere, permanere ∏ rimanere, permettere ∏ mettere, persistere ∏ esistere, pervadere ∏ invadere, possedere ∏ sedere, precludere ∏ concludere, predisporre ∏ porre, prefiggere ∏ sconfiggere, preludere ∏ deludere, prescindere ∏ scindere, prescrivere ∏ scrivere, presumere ∏ assumere, presupporre ∏ porre, pretendere ∏ tendere, prevalere ∏ valere, prevedere ∏ vedere, proludere prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata ∏ deludere, promettere ∏ mettere, promuovere ∏ muovere, proporre ∏ porre, prosciogliere ∏ sciogliere, protendere ∏ tendere, protrarre ∏ trarre, provvedere ∏ vedere, racchiudere ∏ chiudere, raccogliere ∏

cogliere, raggiungere ∏ giungere, ravvedersi ∏ vedere, recidere ∏ decidere, recludere ∏ concludere, reprimere ∏ esprimere, rescindere ∏ scindere, resistere ∏ esistere, respingere ∏ spingere, restringere ∏ stringere, riassumere ∏ assumere, richiedere ∏ chiedere, richiudere ∏ chiudere, ricomporre ∏ porre, riconoscere ∏ conoscere, ridurre ∏ produrre, rimpiangere ∏ piangere, rimuovere ∏ muovere, rincrescere ∏ crescere, riprendere ∏ prendere, riprodurre ∏ produrre, riproporre ∏ porre, risapere ∏ sapere, riscuotere ∏ scuotere, risorgere ∏ sorgere, ritenere ∏ tenere, ritrarre ∏ trarre, rivalersi ∏ valere, rivedere ∏ vedere, rivolgere ∏ volgere, scadere ∏ cadere, schiudere ∏ chiudere, scommettere ∏ mettere, scomporre ∏ porre, sconnettere ∏ annettere, sconvolgere ∏ volgere, scorgere ∏ accorgersi, scorrere ∏ correre, sedurre ∏ produrre, smettere ∏ mettere, smuovere ∏ muovere, socchiudere ∏ chiudere, soccorrere ∏

correre, sommergere ∏ emergere, sopprimere ∏ esprimere, sopravvivere ∏ vivere, soprintendere ∏ tendere, sorprendere ∏ prendere, sorreggere ∏ reggere, sorridere ∏ ridere, sospendere ∏ spendere, sospingere ∏ spingere, sostenere ∏ tenere, sottacere ∏ tacere, sottintendere ∏ tendere, sottomettere ∏ mettere, sottoporre ∏ porre, sottoscrivere ∏ scrivere, sottrarre ∏ trarre, spiacere ∏ piacere, stendere ∏ tendere, stravolgere ∏ volgere, supporre ∏ porre, svolgere ∏ volgere, tradurre ∏ produrre, trafiggere ∏ sconfiggere, trascendere ∏ scendere, trascorrere ∏ correre, trascrivere ∏ scrivere, trasmettere ∏ mettere, trattenere ∏ tenere, travolgere ∏ volgere, uccidere ∏ decidere. Irregolari della terza coniugazione apparire aprire dire morire offrire salire seppellire udire uscire venire Indicativo presente: appaio, appari, appare, appariamo, apparite, appaiono. Passato remoto: apparvi, apparisti, apparve, apparimmo, appariste,

apparvero. Congiuntivo presente: appaia, appaia, appaia, appariamo, appariate, appaiano. Participio passato: apparso Si coniugano nello stesso modo: comparire, disparire, riapparire, ricomparire, scomparire, trasparire. Participio passato: aperto. Si coniugano nello stesso modo: coprire, scoprire. Indicativo presente: dico, dici, dice, diciamo, dite, dicono. Imperfetto: dicevo, dicevi, diceva, dicevamo, dicevate, dicevano. Passato remoto: dissi, dicesti, disse, dicemmo, diceste, dissero Congiuntivo presente: dica, dica, dica, diciamo, diciate, dicano. Congiuntivo imperfetto: dicessi, dicessi, dicesse, dicessimo, diceste, dicessero. Imperativo: di’, dica, dite, dicano Participio presente: dicente. Participio passato: detto Gerundio: dicendo Si coniugano nello stesso modo: benedire, contraddire, disdire, maledire, predire, ridire. Indicativo presente: muoio, muori, muore, moriamo, morite, muoiono / . Futuro:morirò / morrò, morirai / morrai, morirà / morrà, moriremo / morremo,

morirete / morrete, moriranno morranno (le forme contratte sono letterarie e antiquate). Congiuntivo presente: muoia, muoia, muoia, moriamo, moriate, muoiano. Condizionale: morirei / morrei, moriresti / morresti, morirebbe / morrebbe, moriremmo / morremmo, morireste / morreste, morirebbero / morrebbero (forme contratte letterarie e antiquate). Imperativo: muori, muoia, morite, muoiano. Participio passato: morto Passato remoto: offrii / offersi, offristi, offrì / offerse, offrimmo, offriste, offrirono / offersero. Participio presente: offerente. Participio passato: offerto Si coniuga nello stesso modo: soffrire. Indicativo presente: salgo, sali, sale, saliamo, salite, salgono. Congiuntivo presente: salga, salga, salga, saliamo, saliate, salgano. Imperativo: sali, salga, salite, salgano Si coniugano nello stesso modo: assalire, risalire. Participio passato: seppellito / sepolto. Indicativo presente: odo, odi, ode, udiamo, udite, odono. Futuro: udirò / udrò, udirai / udrai, udirà /

udrà, udiremo / udremo, udirete / udrete, udiranno udranno. Congiuntivo presente: oda, oda, oda, udiamo, udiate, odano. Condizionale: udirei ecc / udrei ecc Imperativo: odi, oda, udite, odano. Indicativo presente: esco, esci, esce, usciamo, uscite, escono. Congiuntivo presente: esca, esca, esca, usciamo, usciate, escano. Imperativo: esci, esca, uscite, escano Si coniuga nello stesso modo: riuscire. Indicativo presente: vengo, vieni, viene, veniamo, venite, vengono. Passato remoto: venni, venisti, venne, venimmo, veniste, vennero. Futuro: verrò, verrai, verrà, verremo, verrete, verranno. Congiuntivo presente: venga, venga, venga, veniamo, veniate, vengano Condizionale: verrei, verresti, verrebbe, verremmo, verreste, verrebbero. Imperativo: vieni, venga, venite, vengano. Participio presente: veniente Participio passato: venuto Si coniugano nello stesso modo: avvenire, convenire, divenire, intervenire, pervenire, prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05

materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata prevenire, provenire, rinvenire, sovvenire, svenire. Per sapere come si coniugano questi verbi irregolari, vai al verbo-modello: assalire ∏ salire, avvenire ∏ venire, benedire ∏ dire, comparire ∏ apparire, contraddire ∏ dire, convenire ∏ venire, coprire ∏ aprire, disdire ∏ dire, disparire ∏ apparire, divenire ∏ venire, intervenire ∏ venire, maledire ∏ dire, pervenire ∏ venire, predire ∏ dire, prevenire ∏ venire, provenire ∏ venire, riapparire ∏ apparire, ricomparire ∏ apparire, ridire ∏ dire, rinvenire ∏ venire, risalire ∏ salire, riuscire ∏ uscire, scomparire ∏ apparire, scoprire ∏ aprire, soffrire ∏ offrire, sovvenire ∏ venire, svenire ∏ venire, trasparire ∏ apparire. 4. Uso dei modi e dei tempi 1. Il modo indicativo L’indicativo è il modo fondamentale. Si può considerare il modo della realtà, perché presenta le azioni come fatti, in

modo obiettivo e diretto, senza introdurre punti di vista soggettivi o sfumature di dubbio (o meglio: questo è vero in molti usi comunissimi, anche se non sempre). Il nome stesso di indicativo (MODUS INDICATIVUS, da INDICARE ‘mostrare’, ‘rendere noto’) esprime questa idea di obiettività, realismo. L’indicativo è il modo fondamentale anche nel senso che è il modo usato nelle frasi più semplici, nelle frasi indipendenti. Il presente a. Il presente, come dice il nome, indica un’azione che ha luogo nel momento presente, cioè nel momento in cui la frase viene enunciata. Il presente immediato è il presente “più presente possibile”. Possiamo esemplificarlo tipicamente in una frase come questa, pronunciata dal telecronista in tempo reale, cioè nel momento stesso in cui l’azione accade: 68. «Del Piero crossa Vieri colpisce di testa goal!». Nel presente immediato è evidente al massimo il valore deittico del tempo verbale (cfr. 2d): infatti esso è ancorato al

preciso momento in cui avviene l’enunciazione. In altri casi, il verbo al presente indica un’azione o uno stato di cose che vale in ogni tempo: il “momento presente” in cui l’azione ha luogo non è davvero un momento ma è un periodo di tempo molto più lungo. In questi casi abbiamo il presente atemporale: 69. 70. 71. 72. Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Il meglio è nemico del bene. Il fiume di Roma è il Tevere. Il Vangelo dice di amare il prossimo. In 69 abbiamo un’affermazione matematica di validità universale all’interno del nostro mondo; in 70 una massima proverbiale, in quanto tale presentata come valida in generale; in 71 un’affermazione geografica, valida nel lungo arco di tempo da che esistono le entità di cui si parla; in 72 un’affermazione circa il contenuto di un testo, valida per sempre dal momento in cui il testo è stato scritto. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati

agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Il presente abituale indica una condizione che vale abitualmente nel presente: cioè non nell’attimo presente, ma in un più lungo periodo di tempo attorno al momento in cui avviene l’enunciazione: 73. 74. 75. Enrico legge molto. Mio padre non fuma. Ho un amico che parla il tedesco In 75 possiamo anche parlare di presente attitudinale, perché non indica veramente un’azione, ma il fatto di essere capaci di compierla, cioè l’attitudine a compierla. Il presente storico presenta un evento storico come se chi parla ne stesse facendo la cronaca in diretta (lo stile è infatti simile a quello dell’ es. 68): 76. «È una giornata di gennaio dell’anno 49 a.C: Giulio Cesare riflette un’ultima volta sulle conseguenze del suo gesto, poi dice risolutamente: “Il dado è tratto”, e ordina alle sue legioni di attraversare il Rubicone». Una variante del presente storico è il cosiddetto presente vivace, usato nel

registro colloquiale, in cui un episodio accaduto viene riportato al presente, con l’effetto di attualizzare il racconto e di attirare di più l’attenzione del lettore o dell’ascoltatore: 77. Sto lì in fila ad aspettare il mio turno, quando mi viene incontro un tizio strano e mi fa: «Lei non si ricorda di me». Il presente per il futuro è di uso molto frequente nella lingua di tutti i giorni (più frequente del futuro stesso), soprattutto per fatti prospettati in un futuro abbastanza vicino: 78. 79. 80. Il termine per iscriversi scade il 30 giugno. Torno subito. Se è bel tempo ci vengo, se no resto a casa. L’imperfetto b. L’imperfetto, come dice il suo nome, è il tempo che esprime tipicamente l’aspetto imperfettivo (cfr. 2e) L’azione, cioè, viene presentata nel suo svolgersi e la sua conclusione non è focalizzata: 81. Enrico andava a scuola. La differenza di 81, rispetto a 82-83: 82. Enrico andò a scuola 83. Enrico è andato a scuola è che in 81 non siamo

sicuri che Enrico sia arrivato a scuola, sappiamo solo che si era incamminato per andarci; mentre in 82-83 l’azione è presentata come conclusa. Infatti possiamo dire con l’imperfetto (e non potremmo dire con il passato prossimo o remoto): 84. Enrico andava a scuola, quando si è imbattuto in un concertino di strada: lo ha incantato al punto che si è dimenticato della scuola. L’imperfetto “guarda dentro” all’azione mentre si svolge, disinteressandosi al fatto che si concluderà o no. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata L’imperfetto descrittivo è spesso usato dagli scrittori per preparare la scena nella quale accadranno i fatti (85: l’esempio è tratto dai Promessi sposi), ma si usa anche ogni giorno nella lingua parlata per raccontare qualcosa che ci è successo (86): Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano. S’udiva soltanto il

fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, ecc. 86. All’uscita dallo stadio c’era un ingorgo di macchine terribile, non si riusciva a passare. 85. L’imperfetto iterativo si usa per dire che una certa azione si è ripetuta regolarmente tante volte in un certo periodo di tempo: 87. L’estate scorsa giocavamo a tennis tutti i giorni. L’imperfetto attenuativo si usa per manifestare la nostra volontà in modo più cortese di quanto non suonerebbe usando il presente: 88. «Desidera, signora?». «Volevo della cera da mobili» Si confronti il diverso effetto della 89 rispetto alla 90: 89. «Volevo dirti che l’altro giorno non sei stato tanto carino» 90. «Voglio dirti che l’altro giorno sei stato un cafone» L’imperfetto ipotetico si usa per esprimere una ipotesi che non si è verificata: 91. Se me lo dicevi prima, mi facevi un piacere. È una forma semplificata – di uso frequentissimo ma esclusiva del registro informale - di periodo ipotetico

dell’irrealtà. Il doppio imperfetto, più semplice, sostituisce la più complessa combinazione congiuntivo imperfetto–condizionale passato propria del periodo ipotetico di registro formale: 92. Se la scuola non fosse iniziata il 14 settembre, avrei passato un’altra settimana al mare. L’imperfetto ipotetico è un esempio di uso controfattuale di un tempo dell’indicativo (nel periodo ipotetico dell’irrealtà le azioni enunciate, per definizione, non sono accadute), in contrasto con il significato di obiettività caratteristico in generale del modo indicativo. c. Il passato prossimo e il passato remoto Il passato remoto e il passato prossimo, al contrario dell’imperfetto, mettono a fuoco il risultato finale dell’azione, senza “guardare dentro” al processo attraverso il quale l’azione si sviluppa. Dunque sono entrambi tempi perfettivi. Il nome dei due tempi fa pensare che il passato remoto si usi per avvenimenti che si sono compiuti molto tempo fa, il passato

prossimo per avvenimenti che si sono compiuti poco tempo fa. In effetti, spesso è così, ma non sempre. La vera differenza sta nel modo in cui sentiamo quel certo avvenimento in rapporto al nostro presente. Se sentiamo che quell’avvenimento ha ancora degli effetti nel presente, tenderemo a usare il passato prossimo. Se invece quell’avvenimento lo sentiamo come completamente esaurito nel prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata passato, senza più nessuna conseguenza sullo stato delle cose presente, tenderemo a usare il passato remoto. Una settimana fa, all’improvviso gli comparvero sulla pelle delle strane macchie; ma dopo due giorni, come gli erano venute, così se ne andarono. 94. L’uomo è comparso sulla terra più di centomila anni fa 93. In 93 l’avvenimento è molto vicino nel tempo, ma i suoi effetti sono già finiti; in 94, invece, l’evento è

lontanissimo, ma gli uomini sono ancora qui ad abitare la terra. Confronta il latino L’origine del passato prossimo Il diverso valore del passato remoto e del passato prossimo risale all’origine di questi due tempi in latino. In latino esisteva solo il perfetto, da cui è derivato il nostro passato remoto: AMAVI significava tanto ‘io amai’ quanto ‘io ho amato’. Ma nel latino parlato popolare, soprattutto in epoca tarda, si diceva anche TE AMATAM HABEO cioè ‘io ho te come amata’, VOS FATIGATOS HABEO, cioè ‘io ho voi che siete affaticati’. Con queste forme si indicava uno stato presente (‘tu sei amata’, ‘voi siete affaticati’) risultante da un fatto avvenuto nel passato recente (‘mi sono innamorato di te’, ‘vi ho fatto fare fatica’). In un secondo tempo queste forme sono passate a significare un fatto avvenuto nel passato che conserva i suoi effetti nel presente: cioè appunto ‘ti ho amato (e ti amo ancora)’, ‘vi ho affaticato (e ora siete

stanchi)’. Oggi, infine, il passato prossimo tende ad assumere valore di passato semplice, perché l’effetto ancora vivo nel presente può anche mancare. Infatti si può dire Ti ho amato anche nel senso di ‘ti ho amato (ma non ti amo più)’ Ci sono casi in cui si può usare solo il passato prossimo: 95. 96. 97. Oggi Martina è andata bene a scuola. Finalmente ho finito i compiti. Finora hai fatto quello che hai voluto. La ragione è che qui compaiono espressioni di tempo - oggi, finalmente, finora – che legano esplicitamente l’azione al momento dell’enunciazione, quindi solo il passato prossimo risulta adeguato. In altri casi si può usare solo il passato remoto: Renzo, quando vide la capanna, si fermò, si voltò indietro, disse con voce tremante: «è qui». 99. Dopo la battaglia di Trafalgar, Napoleone non si rassegnò all’idea che la sconfitta fosse definitiva. 98. La ragione è che si tratta di esempi narrativi. Non importa se è una narrazione di fatti

storici (99) o di fatti inventati (98: l’esempio è tratto dai Promessi sposi), perché ogni narrazione di questo tipo è sempre distaccata dalla situazione presente di chi sta narrando. Ma in molti casi è possibile usare entrambi i tempi: 100. L’anno 101. L’anno scorso siamo andati in vacanza in Grecia. scorso andammo in vacanza in Grecia. La 100 dimostra che si può usare il passato prossimo (a differenza che in inglese) anche in combinazione con espressioni di tempo che escludono il momento presente. Come si può notare, il passato prossimo suona più informale, il passato remoto più formale. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Infatti: 102. Federico Fellini nacque nel 1920 e morì nel 1994 103. Il mio nonno è nato nel 1920 nella 102 suona più appropriato il passato remoto sia perché il personaggio è morto, sia perché la notizia è di carattere

pubblico, storico; nella 103 suona più appropriato il passato prossimo sia perché la persona è viva sia perché è un fatto che rientra nella sfera privata. Confronta l’inglese Passato remoto e passato prossimo Nel sistema verbale inglese c’è un tempo che corrisponde al nostro passato remoto, e si chiama simple past tense, cioè ‘passato semplice’; e c’è un tempo che corrisponde al nostro passato prossimo, e si chiama present perfect tense, cioè ‘perfetto presente’. La distinzione fra i due è la stessa che in linea di principio regola l’uso dei due tempi in italiano: cioè il simple past si usa per avvenimenti passati che non hanno più effetti nel presente, il present perfect si usa per avvenimenti passati che hanno ancora effetti nel presente. Ma con una importante differenza: in inglese questa regola vale rigidamente, mentre in italiano il passato prossimo si usa in realtà anche in molti casi in cui l’effetto sul presente è molto vago o addirittura non

sussiste più. In inglese invece, se non c’è un legame effettivo dell’azione col presente, bisogna usare il simple past Del resto, il nome stesso dei due tempi lo dice: il nome simple past suggerisce che è questo il tempo normalmente usato per esprimere un’azione avvenuta nel passato; e il nome present perfect suggerisce che questo tempo ha un forte legame col presente. In particolare, non si può usare il present perfect insieme con espressioni di tempo che escludono il momento presente. Così, mentre in italiano è normalissimo dire L’ho visto ieri, in inglese bisogna obbligatoriamente dire I saw him yesterday. Il criterio appena descritto per usare il passato remoto e il passato prossimo è quello vigente in toscano e nella lingua scritta. Ma c’è una grande differenza nell’uso parlato in Italia settentrionale e in Italia meridionale: in Italia settentrionale si usa praticamente solo il passato prossimo, in Italia meridionale, al contrario, si usa molto di più il

passato remoto (anche se il passato prossimo si sta diffondendo). d. Il trapassato prossimo e il trapassato remoto I trapassati, come dice il nome, sono tempi “più che passati”: si usano cioè per esprimere un fatto avvenuto nel passato prima di un altro fatto pure avvenuto nel passato. Il trapassato prossimo è un tempo di uso comune, sia in proposizioni subordinate temporali (104), sia in proposizioni principali (105, 106): 104. Arrivò alle tre, dopo che lui l’aveva aspettata per ore 105. Era già stata troppo al sole, quando si decise a darsi la crema protettiva 106. Ti avevo già visto Come si vede in 106, il fatto rispetto al quale l’azione è anteriore non è necessariamente espresso. Il trapassato remoto è un tempo di registro letterario alto: non si usa praticamente mai nella lingua parlata e raramente anche in quella scritta. Può comparire solo in proposizioni subordinate temporali: 107. Una volta che lo ebbe visto in faccia, capì subito che non c’era da

fidarsi. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Il trapassato remoto ha sempre valore perfettivo e la sua caratteristica è di indicare che l’azione si è compiuta subito prima dell’azione espressa nella principale. Il trapassato prossimo esprime spesso azioni protratte nel tempo (così negli ess. 104-105, non in 106), ma è anch’esso perfettivo: l’azione viene vista come compiuta. In particolare, viene spesso presentata come conclusa nel momento in cui si dà l’azione rispetto alla quale è anteriore. e. Il futuro Il futuro semplice, comunemente detto futuro e basta, si usa per collocare un avvenimento nel tempo successivo al momento in cui la frase viene enunciata: 108. Venerdì prossimo sarà il mio compleanno 109. Tra una settimana partiremo per le vacanze 110. Chissà se sabato farò 6 al Superenalotto? Poiché nessuno conosce il futuro, quasi tutte le

affermazioni fatte al futuro sono più o meno incerte. L’uso del tempo futuro, comunque, è sempre uguale, sia per avvenimenti certi (108), sia per avvenimenti abbastanza probabili (109), sia per avvenimenti decisamente improbabili (110). Nella maggior parte dei casi il futuro ha valore perfettivo, cioè l’azione è vista come un’azione che si compirà tutta nel futuro. Spesso invece del futuro si usa il presente per il futuro (§ a), più colloquiale e più usato nella lingua parlata, mentre il futuro è più formale e più usato nella lingua scritta. Le frasi 108-109 potrebbero benissimo essere al presente. Ci sono poi usi del futuro in cui l’azione non è collocata nel futuro. Il futuro attenuativo rende meno brusca una certa affermazione nei confronti dell’interlocutore, un po’ come succede con l’imperfetto attenuativo (§ b): 111. Ammetterai che non ti sei comportato proprio da amico con lei 112. Le dirò che queste sue critiche non mi hanno precisamente gettato

nella disperazione. Il futuro suppositivo esprime supposizioni non certe (113) o valutazioni approssimative (114115): 113. Bentornato! Avrai fame, dopo questa camminata 114. Saranno le cinque - cinque e mezza 115. Questa bistecca è enorme: peserà un chilo Il futuro suppositivo si fonda sul senso di incertezza insito nel tempo futuro. Se una valutazione è molto precisa, contrasta con questa incertezza, e non può essere espressa con il futuro suppositivo: 116. *Saranno f. le 17 e 23. Il futuro anteriore Il futuro anteriore si usa per un avvenimento che si compirà nel futuro prima di un altro avvenimento che a sua volta si compirà nel futuro. Questo tempo esprime dunque un “passato-nelfuturo”: prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata 117. Quando poi ti sarai accorto che avevo ragione, ti mangerai le mani, ma sarà troppo tardi. Il futuro anteriore ha sempre

valore perfettivo. Il futuro anteriore si usa quasi solo nella lingua scritta formale. Parlando, si direbbe normalmente: 118. Quando ti accorgerai che avevo ragione, ti mangerai le mani, ma sarà troppo tardi. Anche il futuro anteriore può essere usato nel senso suppositivo che abbiamo visto sopra a proposito del futuro semplice: 119. Dove sarà andato a cacciarsi? 120. Saranno state sì e no le tre Nella 119 il futuro anteriore sostituisce un passato prossimo, nella 120 sostituisce un imperfetto, in entrambi i casi aggiungendo una sfumatura di particolare incertezza: 121. Dov’è andato a cacciarsi? 122. Erano sì e no le tre Confronta il latino L’origine del futuro Il futuro italiano si forma da espressioni del latino popolare tardo del tipo CANTARE H(ABE)O, che diventa canterò. Il significato originario di un’espressione come questa era ‘ho da cantare’, ‘devo cantare’. Di qui si sviluppa il significato di futuro: ‘ho da cantare’, ‘devo cantare’ >

‘canterò’. Dall’idea che in questo momento ho da fare una certa cosa si sviluppa l’idea che in futuro la farò. Si spiega anche bene come da questo punto di partenza si sviluppi il significato suppositivo di cui abbiamo parlato. Anzi, il significato suppositivo sembra addirittura più antico del significato di futuro, dato che rimane dentro il tempo presente: ‘hai da avere fame’, ‘devi avere fame’: cioè io suppongo che tu in questo momento abbia fame. È possibile che il valore di futuro sia derivato dal valore suppositivo, e non viceversa. 2. Il modo congiuntivo Il congiuntivo non presenta le azioni in modo diretto, nella loro realtà oggettiva, ma guardate con una sfumatura di incertezza, o speranza, o timore; come ipotesi, o eventualità, o condizione, o domanda; o comunque “filtrate” attraverso una qualche valutazione, aspettativa, o timore, o desiderio, o di chi enuncia la frase o di qualche altro soggetto presente nel discorso. Il congiuntivo può essere

usato in alcune frasi indipendenti, ma soprattutto è usato in frasi subordinate, cioè frasi che dipendono da altre frasi. Anzi, in diversi casi il congiuntivo è essenzialmente un segnale di subordinazione: cioè l’uso del congiuntivo non serve tanto per dare un segnale (semantico) di soggettività, incertezza, e simili, quanto per dare un segnale (sintattico) del fatto che la frase in questione è subordinata. Confronta il latino, il francese, lo spagnolo, l’inglese, il tedesco Il nome del congiuntivo prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Il nome congiuntivo esprime l’ idea che questo modo verbale si usa per “congiungere” una frase dipendente alla frase da cui essa dipende. Di che natura sia questo rapporto di dipendenza, lo mostra ancora più chiaramente il nome latino: MODUS SUBIUNCTIVUS, da SUB-IUNGERE ‘congiungere subordinando’. Nelle lingue europee

queste due denominazioni, con con- e con sub-, si alternano: italiano congiuntivo, tedesco Konjunctiv, francese subjonctif, inglese subjunctive, spagnolo conjuntivo o subjontivo. a. Il congiuntivo in frasi indipendenti Il congiuntivo si usa, quando si dà del lei, per significare un comando o un invito. Il modo imperativo, infatti, ha solo la II persona (57 e 58), e alla III persona si usa al suo posto il congiuntivo (59 e 60): 123. Prego, 124. Prego, 125. Prego, 126. Prego, accòmodati. accomodatevi. si accomodi. si accòmodino. La 126, però, suona molto formale, e nell’uso medio si usa piuttosto la 124, anche rivolgendosi a persone a cui si dà del lei (15.4biv) Il congiuntivo si usa anche in espressioni di desiderio (127), augurio (128), dubbio (129), e in espressioni concessive (130): 127. Fossi io al tuo posto! 128. Che la fortuna vi assista 129. Che sia già finito? 130. Sia pur vero quello che dici, b. con ciò cosa credi di aver dimostrato? Il congiuntivo in frasi

dipendenti Nel settore delle frasi dipendenti si registra nell’italiano di oggi una tendenza a usare il congiuntivo meno che nell’italiano di ieri. Questa tendenza rientra nella tendenza più generale alla semplificazione della lingua. Ma il fenomeno, riscontrabile nella lingua parlata e nel registro informale, mentre nella lingua scritta e nei registri più alti si continua a preferire il congiuntivo, non è affatto generalizzato, bensì localizzato solo in alcuni tipi di frasi subordinate. Dove il congiuntivo ha una motivazione semantica, perché serve a esprimere soggettività, nonfattualità, eventualità, e simili, resiste molto meglio alla pressione dell’indicativo; dove ha una motivazione esclusivamente sintattica, solo come marca di subordinazione, si lascia affiancare se non sostituire dall’indicativo. Infatti: • Il congiuntivo è obbligatorio (è l’unico modo possibile) dopo le seguenti congiunzioni subordinanti (20.3c): affinché e perché con valore finale;

benché, sebbene, purché, a meno che, prima che: 131. Ti ho chiamato perché tu veda coi tuoi occhi cosa succede 132. Hanno dato a lui l’incarico benché avesse fatto poco per meritarselo 133. Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata • Il congiuntivo è obbligatorio (è l’unico modo possibile) dopo espressioni impersonali come è bene che, può darsi che, vale la pena che e simili: 134. È bene che non vi facciate più vedere per un 135. Può darsi che abbia ragione 136. Vale la pena che ve ne occupiate di persona • po’. Il congiuntivo è obbligatorio (è l’unico modo possibile) dopo chiunque e qualunque relativi senza antecedente (15.4dv): 137. Lo accoglierò a braccia aperte qualunque cosa abbia fatto • Il congiuntivo è obbligatorio (è l’unico modo possibile) dopo verbi di speranza, desiderio, timore,

volontà: 138. Spero che se ne ricordino 139. Vogliono che tu parta subito 140. Ho paura che non venga Se in tutti questi casi l’indicativo suona inaccettabile è perché la parola (congiunzione, verbo, o pronome) che regge il verbo introduce l’azione come una eventualità, il che contrasta col senso di realtà proprio dell’indicativo: per cui nella mente dei parlanti scatta – almeno per ora – un rifiuto verso frasi come queste all’indicativo. • Viceversa, con verbi di “dire” e “sapere” in forma affermativa si può usare solo l’indicativo, perché quanto si afferma, appunto, viene presentato come una realtà o una verità, senza incertezze: 141. Dico che le cose stanno così 142. So bene che hai mentito Nei casi seguenti, invece, è possibile scegliere fra congiuntivo e indicativo, perché le espressioni che reggono il verbo permettono di pensare l’azione sia come eventuale sia come reale. Inoltre l’indicativo suona più accettabile, anche se

l’espressione contiene un senso di incertezza, se la frase è molto comune e molto usata. In tutti i casi in cui è possibile scegliere, la scelta del congiuntivo o dell’indicativo ha sempre due valori: a) il congiuntivo presenta l’azione sotto una luce di maggiore incertezza, l’indicativo sotto una luce di maggiore certezza; b) il congiuntivo dà alla frase un tono più sostenuto, l’indicativo dà alla frase un tono più familiare, più colloquiale. Di conseguenza, il congiuntivo si combina meglio con espressioni che hanno “più incertezza” nel proprio significato, e con espressioni di registro più “alto”. • Così, con verbi che esprimono giudizi o opinioni: 143. Sono convinto che tu abbia ragione 144. Ritengo che Maria abbia ragione 145. Sono convinto che hai ragione 146. *Ritengo che Maria ha ragione. La 145 suona accettabile, la la 146 molto meno, perché ritenere è un verbo più “opinabile”, e meno comunemente usato, di essere convinto che. prof.

Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata • Quando i verbi di “dire” e “sapere” sono in forma negativa e interrogativa, allora subentra l’incertezza, e dunque normale è il congiuntivo. In questi casi, però, si sta affermando l’uso dell’indicativo: 147. Non dico che tu non abbia le tue ragioni 148. Non dico che non hai le tue ragioni 149. Non so se serva, ma lo faccio lo stesso 150. Non so se serve, ma lo faccio lo stesso 151. Sai se sia vero? 152. Sai se è vero? Inoltre, quando la frase retta da un verbo di “dire” e “sapere” precede il verbo reggente, può essere espressa al congiuntivo, perché nel momento in cui la enunciamo non è ancora detto che sarà retta da un verbo della “certezza” in forma affermativa: 153. Che tu fossi intelligente, lo sapevo 154. Che eri intelligente, lo sapevo già • già. Con verbi di “piacere”, “dispiacere” e

simili: 155. Sono contento che tu sia venuto 156. Sono contento che sei venuto 157. Mi dispiace che non mi abbia trovato 158. Mi dispiace che non mi ha trovato 159. *Ho paura che non viene. Congiuntivo e indicativo suonano entrambi accettabili perché si tratta di azioni al passato, che sono accadute (il che non vale per la 159). Il congiuntivo quindi è solo un segnale di subordinazione, ed è per questo sostituibile dall’indicativo. 3. Il modo condizionale Il condizionale si chiama così perché è il modo tipico usato per esprimere un’azione che si verificherebbe solo a certe condizioni, solo se si verificasse un’altra azione o situazione. Si tratta in questo caso di un periodo ipotetico (160-161). Ma anche in altre costruzioni il condizionale presenta l’azione sotto una luce di incertezza, o in forma di affermazione attenuata. a. Il condizionale in frasi indipendenti Mentre il congiuntivo si usa prevalentemente in frasi subordinate, il condizionale si usa

prevalentemente in frasi indipendenti. Una costruzione tipica è quella del periodo ipotetico (20.3c), nel quale il condizionale è il modo della proposizione principale (detta in questo caso apòdosi), mentre il congiuntivo è il modo della proposizione dipendente o condizionale (detta protasi). 160. Se potessi, verrei 161. Ci sarei andato se mi avessero invitato. Ma il condizionale si usa anche per: prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata • esprimere un desiderio, o una volontà, o addirittura un ordine, in forma attenuata e (formalmente) cortese: 162. Prenderei una 163. Vorrei che lei fetta di torta, grazie. smettesse di occuparsi di cronaca nera per passare alla pagina culturale. pregherei vivamente di non interferire mai più con i miei affari. 164. La • riportare notizie non confermate, per sentito dire o sotto la responsabilità di altri: 165. Si

tratterebbe di un tamponamento gravissimo, in cui secondo le prime testimonianze sarebbero coinvolte almeno trenta automobili. • fare affermazioni non categoriche, ma attenuate: 166. Direi • che abbiamo avuto un buon successo. esprimere giudizi su situazioni che non sono reali, così nel presente come nel passato: 167. Sarebbe bello che tutti pagassero le tasse 168. Sarebbe stato saggio non massacrare migliaia di b. chilometri di coste. Il condizionale in frasi dipendenti Il condizionale passato si usa per esprimere il “futuro nel passato”: 169. Pensavo che glielo avrebbe detto 170. Non potevo immaginare che cosa sarebbe successo Per il resto, il condizionale si trova in molte frasi dipendenti, di tanti tipi. Ma c’è una differenza rispetto al congiuntivo. Le frasi dipendenti che hanno il congiuntivo, ce l’hanno perché sono frasi dipendenti: il modo congiuntivo è appunto il segnale del loro essere subordinate. Per rendervene conto, basta che ripercorriate tutti

gli esempi da 131 a 159. Pes nella frase 132 avesse è al congiuntivo perché è in una subordinata introdotta da benché: se facciamo diventare la subordinata indipendente, questa ha l’indicativo: 171. Aveva fatto poco per meritarsi l’incarico, ma nonostante questo lo hanno dato a lui. Le frasi dipendenti che hanno il condizionale, invece, ce l’avrebbero anche se fossero frasi principali. Confrontate queste coppie di frasi simili: nella prima il condizionale è nella subordinata, nella seconda è nella principale: 172. Non credi che dovremmo dirglielo? 173. Dovremmo dirglielo, non credi? 174. Ti telefono perché dovrei chiederti un piacere 175. Dovrei chiederti un piacere, per questo ti telefono prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata 176. Ero così stanco, che mi sarei addormentato in piedi 177. Mi sarei addormentato in piedi, da quanto ero stanco 178. Mi hanno

fatto una multa, mentre avrebbero dovuto darmi un premio 179. Avrebbero dovuto darmi un premio, invece mi hanno fatto una multa Da questo confronto si ricava che il modo congiuntivo è essenzialmente un modo che “marca” la frase subordinata. Infatti si usa molto di più in frasi subordinate che in frasi indipendenti Il condizionale, invece, è un modo con un suo significato proprio, una sfumatura di indecisione che ha di per sé. Infatti si ritrova uguale tanto nelle frasi principali (dove si usa molto spesso) quanto in quelle subordinate. 4. Il modo imperativo L’imperativo è il modo che si usa per esprimere ordini. • Ha solo il tempo presente, perché se uno dà un ordine, vuole che sia eseguito ora, ovvero nel prossimo futuro, non certo nel passato. • Ha solo la II persona, singolare e plurale, perché se uno dà un ordine lo dà rivolgendosi alla persona o alle persone che lo devono eseguire. 180. Fa’ quello che ti dico! 181. Toglietevelo dalla testa! • Se uno

vuole che una terza persona faccia una certa cosa, questo non è propriamente un ordine, non un ordine diretto. In questo caso, si usa un particolare tipo di congiuntivo, il congiuntivo esortativo, che sostituisce le forme mancanti dell’imperativo, sia alle III persone (182-183) che alla I persona plurale (184): 182. Venga alla lavagna Martina 183. Alzino la mano quelli che non 184. Manteniamo la calma! hanno capito. Il congiuntivo esortativo si usa anche, alla III persona, per dare ordini a una persona a cui si dà del lei: v. ess 123126 • L’imperativo negativo, cioè l’ordine di non fare una cosa, si esprime con non + infinito: 185. Non • correre! L’imperativo compare esclusivamente in frasi principali, perché è un modo molto diretto. Se uno vuole dare un comando in modo più velato –in tono meno brusco e più amichevole, almeno apparentemente – si usano frasi subordinate del tipo: 186. Ti invito a riconsiderare l’intera costruzione del tuo saggio [=

Riscrivilo dalla prima parola all’ultima]. 187. Le sarò grato se vorrà desistere [= La smetta] 5. Il modo infinito prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Fin qui abbiamo esaminato i modi finiti del verbo, cioè quelli che hanno le persone (si chiamano finiti proprio perché la parte finale della desinenza individua quale persona compie l’azione: nella forma canter-ai è la II persona singolare). Con l’infinito entriamo nei modi indefiniti, cioè i modi che non hanno le persone (In-finito significa appunto ‘non finito’; e modi in-definiti significa la stessa cosa). L’infinito è la forma verbale che esprime il significato del verbo “allo stato puro”, senza tutte le informazioni in più portate dalle varie desinenze. Infatti si dice il verbo andare, il verbo prendere, e nei dizionari il verbo compare all’infinito: cioè la forma dell’infinito è stata

scelta come lemma del verbo. L’infinito può essere sostantivato, cioè può essere trattato come un nome e assumere nella frase le funzioni di un nome: 188. Lavorare stanca 189. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare 190. Nel dire queste parole, le spuntò una lacrima L’infinito ha due tempi: presente (mangiare, andare) e passato (aver mangiato, essere andato). a. L’infinito in frasi indipendenti L’infinito può a volte trovarsi in frasi principali. • È il modo usato per dare istruzioni, tipicamente nei manuali di “istruzioni per l’uso” di qualche apparecchio o programma: 191. Nel menù di Avvio selezionare ESEGUI. Quindi, nel riquadro di Esegui, digitare ScanDisk e cliccare su OK. • È il modo per dare ordini in modo impersonale, non rivolgendosi a una o più persone in particolare. Un vigile, per sciogliere un capannello di persone, dirà piuttosto Circolare! che non Circolate!, all’imperativo. • Non + infinito si usa come imperativo negativo (v.

es 185) • In casi particolari, in cui in realtà c’è un verbo sottinteso: 192. Che dire? [Che cosa dovrei / dovremmo dire?] 193. Io mettermi con uno come te? [Io dovrei mettermi b. con uno come te?] L’infinito in frasi dipendenti Gl usi di gran lunga più frequenti dell’infinito sono in frasi dipendenti, spesso introdotto dalle preposizioni di, a, per, senza, o da pronomi o avverbi interrogativi. Le frasi di questo tipo (cfr. 203) si chiamano subordinate implicite e non hanno il soggetto espresso (se il soggetto fosse espresso, il modo sarebbe necessariamente un modo finito): 194. Credo di non sbagliarmi 195. Mi sembra di essere già stato in questo 196. Non sa dove andare 197. Non conosce nessuno a cui rivolgersi 198. Faresti bene ad accettare posto. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata 199. È stato il primo a finire 200. Se ne sono andati senza aver

ottenuto 6. quello che volevano. Il participio Il participio si chiama così perché “partecipa” della natura di verbo e di quella di nome ovvero aggettivo. Infatti, nella frase: 201. Abbiamo assistito a una partita entusiasmante. in entusiasmante c’è un aggettivo, che concorda in genere e numero col nome partita (al suo posto potrebbe esserci bellissima); e nello stesso tempo c’è un verbo, che significa ‘che ci ha entusiasmato’. E nella frase: 202. Ho visto in lei una donna provata dalla vita. in provata c’è un aggettivo, che concorda in genere e numero col nome donna (al suo posto potrebbe esserci stanca, o depressa); e nello stesso tempo c’è un verbo, che significa ‘che è stata provata dalla vita’. I participi passati hanno ancora vivo il valore verbale: p.es nella frase 202 il participio regge un complemento. I participi presenti, invece, sono quasi sempre usati con valore di nomi o aggettivi. Solo raramente, nel registro burocratico, si trovano

participi che reggono un complemento, e in ciò dimostrano di avere ancora un valore verbale vivo, come ce l’avevano in italiano antico: 203. Saranno emanate disposizioni riguardanti le rendite catastali eccedenti lire 480.000 I participi presenti, come tutti gli aggettivi, possono essere sostantivati: l’affluente (= il fiume che affluisce), la sorgente (= la vena d’acqua che scaturisce). I participi passati servono per formare i tempi composti dei verbi (cfr. 32) 7. Il gerundio Il gerundio si trova solo in frase dipendenti, e costituisce una subordinata implicita: il soggetto, non espresso, è lo stesso della principale. Questa subordinata col gerundio può avere valore causale, temporale, modale, concessivo, ecc. (203c) Il gerundio ha il tempo presente (prendendo) e passato (avendo preso). 204. Sbagliando s’impara 205. Avendo visto di cosa sei capace, non mi fido più di te 206. Camminando camminando, giunse in una radura in mezzo 207. Anche mettendocela tutta, non farai

in tempo al bosco. Il gerundio è molto usato nella perifrasi progressiva stare + gerundio, e in quella (meno frequente) andare + gerundio (cfr. 22e): prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata 208. Me ne stavo andando a casa tranquillo, quando un cornicione mi è caduto a dieci centimetri dalla testa. 209. Il paziente va migliorando di giorno in giorno Confronta il latino e l’inglese Il gerundio e l’infinito In latino esistevano i casi: i nomi e gli aggettivi venivano declinati, cioè prendevano diverse desinenze a seconda della funzione che avevano nella frase. Così, il lupo si diceva LUPUS al caso nominativo quando era soggetto, LUPI al caso genitivo quando significava ‘del lupo’, LUPO al caso dativo quando significava ‘al lupo’, e così via. I casi avevano la stessa funzione che in italiano hanno le preposizioni. E, come in italiano gli infiniti dei verbi

possono essere sostantivati e retti da preposizioni (il bere troppo fa male, le virtù terapeutiche del bere, non bisogna concedersi troppo al bere, ecc.), così in latino gli infiniti potevano essere sostantivati e declinati nei vari casi Quindi ‘amare’ si diceva AMARE, ma solo nei casi diretti, nominativo e accusativo. Negli altri casi, ‘amare’ si diceva AMANDI al genitivo (= ‘dell’amare’); e AMANDO all’ablativo (= ‘con l’amare’, ‘per mezzo dell’amare’). Questa è l’origine del gerundio italiano: esso non è altro che l’infinito declinato al caso ablativo, cioè al caso che significava ‘per mezzo di’. Per questo il gerundio ha tanto spesso un significato strumentale (Sbagliando s’impara = ‘Con lo sbagliare s’impara’). Anche in inglese ritroviamo uno stretto legame tra l’infinito e il gerundio, cioè una conferma che l’infinito e il gerundio sono in un certo senso la stessa cosa. Infatti l’infinito sostantivato si rappresenta con la

forma del gerundio, la forma in ing: I like swimming ‘mi piace nuotare’, Walking is more pleasant than driving ‘passeggiare è più piacevole che guidare la macchina’. 5. La costruzione dei verbi 1. Verbi transitivi / intransitivi I verbi transitivi sono quelli che possono reggere un complemento oggetto (cantare, guardare, prendere, togliere, ecc.) I verbi intransitivi sono quelli che non possono reggere un complemento oggetto (andare, dormire, scendere, volare, ecc.) Per la nozione di complemento oggetto v. 191 L’aggettivo transitivo deriva dal verbo latino TRANS-IRE ‘andare oltre, passare oltre’ (TRANS ‘oltre’ + IRE ‘andare’): l’azione “passa oltre” il verbo e “si scarica” su un altro elemento che è il complemento oggetto (il cane mangia l’osso, i turisti guardano la torre). L’aggettivo in-transitivo, è formato col prefisso IN-, il quale, messo prima di un aggettivo, ne trasforma il significato nel significato opposto. Nei verbi

in-transitivi l’azione non “passa oltre” il verbo ma “resta in sé stessa” (il cane dorme, i turisti passeggiano). Nel brano seguente sono in grassetto i verbi transitivi, in corsivo in verbi intransitivi: 210. Luci rossastre chiazzano i muri. Incendi dappertutto, case che crollano Una donna grida correndo. Porta un bambino tra le braccia e chiama un uomo che passa rasente i muri: «Ti prego, ascoltami!». «Ti pare che sia il momento di chiacchierare?». prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata • Alcuni verbi transitivi non richiedono obbligatoriamente il complemento oggetto (211-212): se il complemento oggetto manca si dice che il verbo transitivo è costruito assolutamente (212). Altri verbi transitivi invece richiedono obbligatoriamente che il complemento oggetto sia espresso (213-214). 211. La mamma canta Bello e impossibile 212. La mamma canta 213. Il

papà ha preso la macchina 214. * Il papà ha preso. Questa differenza di comportamento si spiega con le nozioni di argomento e di valenza dei verbi (19.1) • D’altra parte, alcuni verbi intransitivi possono reggere un complemento oggetto (rappresentato da un limitato numero di nomi compatibili con il significato del verbo): 215. Hai corso un bel pericolo 216. La donna gridò tutta la sua disperazione 217. Ho passato un brutto periodo Tutti i verbi transitivi si costruiscono con l’ausiliare avere: Ha mangiato (un pollo), Hanno letto (il giornale). Tra i verbi intransitivi, invece, alcuni si costruiscono con l’ausiliare avere, altri con l’ausiliare essere: Ha parlato, Hanno giocato / È arrivato, Sono partiti. 2. Diatesi attiva e passiva a. La “trasformazione” passiva I verbi normalmente sono espressi in forma attiva: il soggetto “agisce”, cioè “fa” l’azione, che è espressa dal verbo in forma attiva (l’aggettivo attivo deriva appunto dal verbo agire). Se

si tratta di un verbo transitivo con complemento oggetto, l’azione “agìta” dal soggetto “si scarica” sul complemento oggetto. In questo caso, l’azione può anche essere espressa in forma “rovesciata”, cominciando dal complemento oggetto, e dicendo che cosa “viene fatto” al complemento oggetto dal soggetto: 218. Luci rossastre chiazzano i muri 219. La donna chiama un uomo I muri sono chiazzati da luci rossastre. Un uomo è chiamato dalla donna. La “trasformazione” che porta dalla frase attiva alla corrispondente frase passiva può rappresentarsi con questo schema: prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata • • • Il complemento oggetto della frase attiva diventa il soggetto della frase passiva; Il verbo viene trasformato dalla forma attiva alla forma passiva; Il soggetto della frase attiva diventa un complemento, introdotto dalla preposizione

da, che si chiama complemento d’agente se si tratta di essere animato, complemento di causa efficiente se si tratta di cosa. Si dice comunemente “forma attiva”, “forma passiva”, ma il termine più preciso è diàtesi, parola che significa ‘disposizione’: la diatesi attiva è quella in cui il soggetto, il verbo e il complemento oggetto sono disposti in quel certo modo l’uno rispetto all’altro; la diatesi passiva è quella in cui gli stessi elementi risultano disposti in quell’altro modo caratteristico che abbiamo visto. La diatesi passiva dà la possibilità di tacere chi fa l’azione. È possibile dire che qualcosa è successo, e non dire chi è il responsabile: 220. Un pedone è stato investito sulle strisce pedonali b. Gli ausiliari della diatesi passiva La diatesi passiva si costruisce normalmente con l’ausiliare essere (frasi 218-219, cfr. 34), ma anche con: • l’ausiliare venire, che dà alla forma passiva un significato più dinamico e attuale,

significa che l’azione si sta svolgendo: 221. La porta viene chiusa • l’ausiliare andare, che significa che l’azione deve essere fatta, o che deve essere fatta in quel certo modo: 222. I patti vanno rispettati 223. Le immersioni in profondità vanno fatte con le bombole • l’ausiliare andare - con un piccolo gruppo di verbi come perdere, disperdere, smarrire, distruggere, spendere, versare, sprecare - per significare che l’azione passiva si compie attraverso un certo tempo: 224. Molti libri della biblioteca scolastica sono andati perduti prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata 225. I soldi che avevamo raccolto per comprarci un proiettore andranno sprecati. Alcuni verbi transitivi (come avere e riguardare) non possono essere costruiti al passivo: 226. *È stato avuto un altro bambino.dalla mamma di Francesco 227. *Gli stessi argomenti sono sempre riguardati

dai discorsi di mia zia. c. Il “si” passivante Il passivo si forma anche con il pronome clitico si premesso alla forma verbale (solo nei tempi semplici): 228. Il terreno edificabile si vende a 1000 euro al metro quadro 229. Si accettano carte di credito 3. Diatesi riflessiva a. Verbi riflessivi Nelle frasi riflessive l’azione “si riflette” sul soggetto che la compie. Il complemento oggetto (o il complemento di termine) coincide col soggetto, ed è espresso da un pronome riflessivo, clitico o libero: 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. • • • • • Il papà si rade ogni mattina. È bene lavarsi i denti almeno due volte al giorno. Comportandosi così, Enrica si faceva del male da sola. Questo significa darsi la zappa sui piedi. Tu ami solo te stesso. A Carnevale, travestirò me da cane e il mio cane da uomo. Giulietta e Romeo si amavano alla follia. Tania e Yuri si fanno i dispetti. quando il pronome riflessivo è complemento oggetto del verbo (230, 234,

235, 236) abbiamo un riflessivo diretto; quando il pronome riflessivo è complemento di termine del verbo (231, 232, 233, 237) abbiamo un riflessivo indiretto; in certi casi, che possono darsi solo al plurale, abbiamo un riflessivo reciproco: nella 236 (riflessivo reciproco diretto) Giulietta non ama sé stessa, ama Romeo; nella 237 (riflessivo reciproco indiretto) Tania non fa i dispetti a sé stessa, ma a Yuri; normalmente si usano i pronomi clitici (230, 231, 232, 233, 236, 237); si usano i pronomi liberi quando si vuole enfatizzare il complemento (234), eventualmente mettendolo a contrasto con un altro (235); i pronomi clitici sono proclitici con le forme finite del verbo (230, 232, 236, 237), sono enclitici con le forme indefinite (infinito, participio, gerundio) e con l’imperativo (231, 233). b. Verbi intransitivi pronominali prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata

Le azioni veramente “riflessive” - cioè quelle azioni che potrebbero “scaricarsi” su un qualunque complemento oggetto, e si “scaricano” su quel particolare complemento oggetto che è il soggetto stesso - in realtà sono poche: p. es amare, odiare, lavare, vestire, ecc L’azione di lavare, infatti, è la stessa, sia che io la faccia su un bambino piccolo, sia che la faccia su me stesso: si tratta in entrambi i casi di passare il sapone sulla pelle, sfregare, sciacquare, ecc. Invece azioni come accorgersi, arrabbiarsi, arrangiarsi, congratularsi, ingegnarsi, pentirsi, vergognarsi non sono riflessive: infatti questi verbi non hanno la forma attiva, e sono in realtà dei verbi intransitivi che denotano un processo interiore al soggetto. Si chiamano quindi intransitivi pronominali o riflessivi intransitivi. La loro coniugazione è uguale a quella riflessiva Anche verbi come addormentarsi, ricordarsi, divertirsi sono da considerare intransitivi pronominali, benché possiedano

anche la forma attiva, perché l’azione di divertirsi è in realtà profondamente diversa da quella di divertire qualcun altro. Ciò che succede dentro di me quando mi diverto non ha niente a che fare con quello che faccio quando voglio divertire qualcuno. La differenza fra i riflessivi e gli intransitivi pronominali è confermata dal fatto che solo i primi ammettono l’uso dei pronomi liberi: si può dire, in particolari contesti, lavo me stesso, non si può dire *pento me stesso, diverto me stesso. c. Verbi pronominali intensivi È frequente nell’italiano di oggi l’uso di verbi transitivi con l’aggiunta di un riflessivo clitico, a significare partecipazione emotiva all’azione da parte del soggetto, o espressività da parte di chi enuncia la frase: 238. 239. 240. 241. 242. 243. 4. Stasera mi guardo un bel film. Prenditi un po’ di riposo. Giulia si è fatta una bella passeggiata. Beviamoci un tè. Ve la siete spassata, eh? Perché non si fanno gli affari loro? Verbi

impersonali I verbi impersonali sono i verbi che non hanno persona grammaticale, perché si coniugano esclusivamente nei modi indefiniti o alla III persona singolare. Sono impersonali: • i verbi che indicano fenomeni atmosferici: piove, pioviggina, diluvia, nevica, nevischia, grandina, tuona, lampeggia, albeggia, annotta. Questi verbi non hanno il soggetto perché possono riferirsi ognuno a un solo fenomeno; e quindi “incorporano” già in sé il proprio unico soggetto possibile (nevica = ‘cade della neve’, albeggia = ‘sorge l’alba’, ecc.) I verbi atmosferici possono però essere costruiti personalmente (ma solo alla III persona, singolare o plurale), in espressioni del tipo: 244. Gli è piovuto addosso un sacco di guai 245. Il predicatore tuonò dal pulpito come Zeus adirato prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata • verbi o locuzioni verbali che reggono

una frase soggettiva all’infinito (246-250) o una frase dichiarativa introdotta da che (251-255), che fungono da soggetto del verbo stesso: − − − succede, càpita, accade, avviene, tocca; bisogna, occorre, conviene, sembra, pare; è vero, è giusto, è necessario, è bene, è meglio, è proibito, è obbligatorio, è consigliato, è un peccato, è una fortuna, ecc. 246. 247. 248. 249. 250. Capita a tutti di arrivare in ritardo qualche volta. Mi è toccato andarlo a riprendere sbronzo alla festa. Conviene saper perdere. In certi casi è giusto disobbedire. È un peccato non approfittarne. 251. 252. 253. 254. 255. È successo che a quel punto se ne sono andati tutti. Sembra che non sia vero niente. Bisogna proprio che venga, o posso darmi malato? Sarà meglio che ci ripensi. È stata una fortuna che sia saltata la luce. Per le frasi soggettive e dichiarative v. 203a • qualunque verbo usato impersonalmente con il si impersonale: si dice, si pensa, si va, si vede, ecc. Con

i verbi che usano già si nella propria coniugazione (riflessivi, intransitivi pronominali e pronominali intensivi), la forma impersonale si fa con ci: ci si vede, ci si vergogna, ci si fa una dormita sopra. Nel caso di un verbo intransitivo costruito con si, siamo certamente di fronte a un si impersonale: si ride, si viaggia, si brontola (e lo stesso nel caso di un intransitivo pronominale: ci si dispera). Invece, nel caso di un verbo transitivo con complemento oggetto costruito con si, siamo in dubbio se si tratti di un si impersonale o di un si passivante. O meglio: se il verbo è al plurale, concordato con un complemento oggetto al plurale, siamo certamente di fronte a un si passivante: 256. Non si lasciavano tracce (=Non venivano lasciate tracce) Se invece il verbo è al singolare, seguito da un complemento oggetto al singolare, la costruzione è ambigua: 257. Da questa collina si vede un panorama straordinario 258. Affittasi bilocale in zona Duomo Infatti, a quale delle due

interpretazioni corrisponde? 259. Da questa collina chiunque può vedere un panorama straordinario / Da questa collina può essere visto un panorama straordinario. 260. Qualcuno affitta un bilocale in zona Duomo / Un bilocale in zona Duomo viene affittato 5. “Si” passivante, riflessivo - intransitivo pronominale – pronominale intensivo, impersonale prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Gli usi del si passivante (5.25), riflessivo - intransitivo pronominale – pronominale intensivo (5.3a e b), impersonale (54) si possono riassumere in questo specchietto: Tipo Esempi 1. si propriamente riflessivo (diretto / indiretto, riflessivoriflessivo / riflessivoreciproco) • • • 2. si riflessivo intransitivo • • 3. si intensivo • • • 4. si impersonale • 5. si passivo • 6. si impersonalepassivo • 6. Descrizione Il verbo (transitivo) esprime

una vera azione, che si “riflette” su chi la compie, direttamente o indirettamente; eventualmente (con soggetti plurali) in senso reciproco. Giovanna si è arrabbiata. L’azione è in realtà un processo tutto interno al I giocatori si sono soggetto, il verbo è in realtà vergognati intransitivo Espressa in forma Giulio si è fatto una riflessiva, la frase acquista dormita. più intensità o espressività. Le insegnanti si sono prese una vacanza Verbo intransitivo, il si Si parla bene di lui. tiene il posto di un soggetto che resta indefinito. Equivale a Qualcuno / la gente / tutti parla(no) bene di lui Verbo transitivo, la Si aggiustano biciclette concordanza di numero col nome rivela che si tratta di una costruzione passiva, equivalente a Vengono aggiustate biciclette. Si vende auto seminuova. Verbo transitivo, caso dubbio fra il tipo 4 e il tipo 5: Qualcuno vende un’auto seminuova / Viene venduta un’auto seminuova. Il ragazzo si veste. Il ragazzo si lava i denti. Gli

innamorati si desiderano. Gli innamorati si fanno i dispetti Verbi ausiliari, modali, fraseologici a. Verbi ausiliari i) Usi di essere e avere Gli ausiliari essere e avere servono per formare i tempi composti della coniugazione attiva e per formare la coniugazione passiva e quella riflessiva. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Lo specchietto seguente sintetizza con quali tipi di verbi si usa essere e con quali si usa avere per formare i tempi composti della coniugazione attiva. Transitivi: avere Intransitivi essere Ha mangiato (un pollo). Hanno letto (il giornale). Ha cambiato la macchina. Hanno aumentato i prezzi. È arrivato. Sono partiti. È cambiato. I prezzi sono aumentati. avere Ha parlato. Hanno giocato. La zona in giallo evidenzia una particolarità dei verbi intransitivi con ausiliare essere: alcuni di essi (come affondare, bruciare, finire, soffocare,

migliorare, peggiorare) si possono costruire sia transitivamente che intransitivamente, e nel secondo caso hanno come soggetti quelli che nella costruzione transitiva sono i complementi oggetti. Questi verbi si chiamano inaccusativi o ergativi Nella coniugazione passiva e in quella riflessiva l’ausiliare è sempre essere. ii) Concordanza del participio passato Con l’ausiliare avere il participio passato resta invariato, invece con l’ausiliare essere (sia nella coniugazione attiva che in quella passiva e in quella riflessiva) il participio passato è concordato in genere e numero col soggetto: ATTIVO PASSIVO RIFLESSIVO ausiliare avere ausiliare essere participio passato participio passato concordato in genere e numero invariato lui ha amat-o lui è partit-o lui è stat-o ingannat-o lui si è ingannat-o lei ha amat-o lei è partit-a lei è stat-a ingannat-a lei si è ingannat-a essi hanno amat-o essi sono partit-i essi sono stat-i ingannat-i essi si sono ingannat-i esse hanno

amat-o esse sono partit-e esse sono stat-e ingannat-e esse si sono ingannat-e Questo è logico, perché con essere si fa sempre un’affermazione sul soggetto, si dice che cosa è il soggetto, e quindi il participio passato concorda col soggetto proprio come fa qualunque aggettivo quando si dice, per esempio, che la pagina è bianc-a o che gli alberi sono verd-i. Il verbo avere, invece, “proietta” l’azione verso il complemento oggetto, e quindi è logico che il participio passato resti invariato rispetto al soggetto. Quando però il complemento oggetto è costituito da un pronome clitico messo prima del participio passato, questo concorda: 261. Giulio ha tanto amat-o la sua prima fidanzata 262. Giulio l’ha tanto amat-a 263. Giulio e Mario hanno tanto amat-o le loro prime fidanzate 264. Giulio e Mario le hanno tanto amat-e b. Verbi modali o servili I verbi modali sono i verbi potere, dovere, volere e sapere quando sono uniti a un altro verbo all’infinito: poter dire, dover

obbedire, voler andare, saper fare, ecc. Si chiamano modali perché aggiungono qualcosa al significato del verbo a cui si uniscono, ne specificano una modalità di azione. Sono detti anche servili, perché “si mettono al servizio” dell’altro verbo, il verbo più importante; ma il termine modale è preferibile perché dice qualcosa di più sulla loro funzione nel costruire il significato della frase. prof. Mirko Tavoni – Corso di Linguistica italiana 2004-05 materiali didattici riservati agli studenti iscritti al corso – riproduzione vietata Non tutti i verbi che reggono un infinito sono modali, ma solo potere, dovere, volere e sapere, che hanno un rapporto molto stretto col verbo concui si uniscono, tanto da costituire con esso un unico predicato (19.1) Che il rapporto sia particolarmente stretto, che il verbo modale “faccia tutt’uno” col verbo all’infinito a cui si unisce, si vede da questi fatti: • • • il soggetto del verbo modale e dell’infinito è

sempre lo stesso; tra il verbo modale e l’infinito non c’è nessuna preposizione (confronta invece cerco di fare, provo a dire, e simili); se il verbo all’infinito ha un pronome clitico, questo può “risalire” davanti al verbo modale: voglio farlo può diventare lo voglio fare, devi dirglielo può diventare glielo devi dire, mentre preferisco perdonarlo non può diventare *lo preferisco perdonare. c. Verbi fraseologici I verbi fraseologici, uniti a un verbo all’infinito, contribuiscono a formare della particolari costruzioni, delle perifrasi (cioè delle espressioni costituite da più parole), che definiscono l’aspetto del verbo a cui si accompagnano: • stare per, essere sul punto di, essere lì lì per, accingersi a: introducono un’azione che sta per iniziare; • cominciare a, iniziare a: introducono un’azione che inizia; • stare + gerundio, andare + gerundio, venire + gerundio (sto leggendo, la febbre va diminuendo, il disavanzo si viene riducendo sempre

più): esprimono lo svolgimento di un’azione (perifrasi progressive); • continuare a, insistere a, ostinarsi a: esprimono la continuazione di un’azione; finire di, cessare di, smettere di, terminare di: esprimono la conclusione di un’azione .£